L’appoggio di Putin, determinante in
Siria, non sarà mai un’alleanza. La Russia non è un partner, se non per
l’aspetto militare. Ma per questo stesso motivo è temuta a Teheran, oggi come
sempre. Può essere solo un falso scopo, o una bandiera da spendere nella
politica mediorientale, e nulla più. Un rapporto per ora di reciproca convenienza
in Siria, che può rompersi già negli sviluppi dei piani nucleari.
Lo stesso peraltro è lo stato degli
affari visto da Mosca. Putin non doterà mai Teheran della Bomba. E nella
politica mediorientale punta non da ora sull’islam sunnita, il primo nemico
degli ayatollah, dalla Turchia alla stessa Arabia Saudita. In Siria ha bloccato
e sconfitto la sovversione animata e finanziata dall’Arabia Saudita, ma da ultimo,
quando la guerra civile era in stallo, e solo come carta da visita nei riguardi
degli stessi sauditi, Putin non ha nessun interesse da far valere nella
stabilizzazione in corso a Damasco.
Morto Suleimani, lo stratega della
guerra per procura nel “Crescente sciita”, Iraq, Siria, Libano, Bahrein, perfino
in Arabia Saudita, tra gli ayatollah torna forte il partito di chi non vuole avventure.
E in prospettiva anche una onorevole convivenza col Grande Satana l’America.
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