La
guerra civile in Libia è ormai una guerra di Egitto, Emirati e Arabia Saudita contro
il Qatar e la Turchia, due regimi vicini alla Fratellanza Mussulmana. Un passo
più in là dell’embargo imposto due anni e mezzo fa da Egitto, Emirati, Arabia
Saudita e Bahrein al Qatar, accusandolo di “terrorismo”.
Una
faida tra opposti islamismi. Non però per motivi religiosi: tutti i paesi
coinvolti nell’embargo e in Libia, negli opposti schieramenti, fanno capo al mainstream dell’islam, quello sunnita –
eccetto Bahrein, a maggioranza sciita. Egitto, Emirati e Arabia Saudita sono in
guerra perché temono politicamente il sunnismo della Fratellanza Mussulmana.
La
Fratellanza è una formazione politica in qualche modo democratica, e quindi la
più prossima alla sovversione. I regimi patrimoniali e monocratici la temono più del terrorismo, proprio perché vicina sul piano dottrinale e rituale ai propri credenti, alla
massa dei credenti in Egitto, Emirati e Arabia Saudita.
Una
sorta di guerra civile interna al sunnismo. Il rais dell’Egitto, il generale Al Sisi, ha rovesciato il regime,
eletto, della Fratellanza Mussulmana. La politica saudita opera quasi
esclusivamente per evitarne la formazione, con l’affrettata, anche se limitata,
modernizzazione.
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