È il primo sguardo italiano
su questa tragedia. Da vicino. Dal vero. Sembra impossibile ma è così: nessuno
scrittore italiano, nemmeno un giornalista, si è mai avventurato su una traversata
che ogni giorno da una dozzina d’anni fa
tanti morti, tra tante abiezioni. Fra i drammi – i ricongiungimenti familiari,
di donne e bambini. L’avventura, dei ragazzi. Le drittate, dei piccoli
affaristi. Nella corruzione, a ogni piega. Nessuno che abbia mai voluto dare
uno sguardo all’Africa, a parte il compiaciuto “bovero africano”, che esaurisce la francescana compassione, ci doveva pensare un comico. Che ci ha
lavorato sopra due anni. E ora è sospettato di aver voluto fare il furbo, dai
critici cinematografici come dai monopolisti della compassione.
Il politicamente corretto
prevale, ed è il solo limite del film. Che a tratti dà l’impressione, e ne
mantiene il ritmo, del musical, Lo Zalone-Medici è musicista e ne deve essere stato tentato - e sarebbe probabilmente stato un vortice
travolgente. Col coraggio della Grande Traversata, Zalone avrebbe comunque avuto
facile gioco, e fatto un favore agli spettatori, beffando i compassionevoli –
che tanto non capiscono, ortodossi di non sanno che.
Checco Zalone, Tolo tolo
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