venerdì 3 gennaio 2020

La scoperta dell’Africa

Si ride meno, anzi poco, e la cosa non è piaciuta ai critici – ma non c’è una critica della commedia,  I critici del cinema non capiscono la commedia. A parte le battute, anzi, e il solito personaggio sognatore fallito figlio di mamma, che si presta a tanti equivoci, un viaggio all’interno dell’immigrazione dall’Africa. Fatto a ritroso: Checco, il sognatore che nella rovina ha trascinato la parentela, riemerge cameriere in un resort africano per ricchi. Sono gli unici momento di spasso, il ristorante sushi nel paese delle Murge, e il cameriere in Africa che può seguire incognito “non visto”, un signor nessuno, le conversazioni dei ricchi clienti italiani. Poi comincia la Grande Traversata, il ritorno di Checco in patria come migrante. Allucinato e allucinante.
È il primo sguardo italiano su questa tragedia. Da vicino. Dal vero. Sembra impossibile ma è così: nessuno scrittore italiano, nemmeno un giornalista, si è mai avventurato su una traversata che ogni giorno da una dozzina d’anni fa tanti morti, tra tante abiezioni. Fra i drammi – i ricongiungimenti familiari, di donne e bambini. L’avventura, dei ragazzi. Le drittate, dei piccoli affaristi. Nella corruzione, a ogni piega. Nessuno che abbia mai voluto dare uno sguardo all’Africa, a parte il compiaciuto “bovero africano”, che esaurisce la francescana compassione, ci doveva pensare un comico. Che ci ha lavorato sopra due anni. E ora è sospettato di aver voluto fare il furbo, dai critici cinematografici come dai monopolisti della compassione.
Il politicamente corretto prevale, ed è il solo limite del film. Che a tratti dà l’impressione, e ne mantiene il ritmo, del musical, Lo Zalone-Medici è musicista e ne deve essere stato tentato - e sarebbe probabilmente stato un vortice travolgente. Col coraggio della Grande Traversata, Zalone avrebbe comunque avuto facile gioco, e fatto un favore agli spettatori, beffando i compassionevoli – che tanto non capiscono, ortodossi di non sanno che.
Checco Zalone, Tolo tolo

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