Özpetek ama il melodramma,
alla Almodovar. Ma con un pizzico di crudeltà. Il suo mondo lgbtq, che resterà
uno spaccato della realtà contemporanea, corredato anche qui del contorno del
casamento (condominio), con la comare commentatrice, un marito qui assente, da
Alzheimer, e altre situazioni di vita vissuta ma sempre caratterizzata, gira
attorno a un connubio gay di sesso e gelosie. Quello che una volta si diceva
isteria. Più le maschere da Mucca Assassina, il vecchio cabaret gay del suo
quartiere, il Testaccio. I ragazzi vi introducono le emozioni.
Ferzan Özpetek, La dea fortuna
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