sabato 18 gennaio 2020

L’“angelo di Hitler” muore suicida

Una giovane muore per un colpo di pistola ai polmoni. Suicidio? Omicidio? La morte non è immediata, avviene per dissanguamento. Il suicidio maldestro è l’opzione più ovvia. Ma la giovane si chiama Angelika “Geli” Raubal, ed è figlia di Angela Hitler, la sorellastra di Adolf. Del fondatore cioè e capo del partito Nazionalsocialista, che a quella data di settembre 1931 vanta successi elettorali in serie. La morte avviene in casa dello zio, che Geli abita da due anni.
Siamo a Monaco, al Sud della Germania, sotto il Föhn, lo scirocco delle Alpi. E il commissario della polizia criminale, Siegfried Sauer, subito può predire guai. Che si tratti di omicidio – ordinato da chi, per quale motivo, passionale o, peggio, politico? O di suicidio, perché bisogna trovare lettere o testimonianze, e gestirle con cautela. Adolf è tutore della ragazza, orfana di padre, su istanza della madre, dal 1923. E da qualche tempo non se ne separa. Dapprima la porta in giro nelle campagne elettorali, accompagnata dalla madre. Poi, quando la ragazza decide di studiare a Monaco, medicina, o canto, oppure danza, la prende in casa con sé – e dopo morta le creerà attorno un mito. Quanto basta per irrobustire i timori del commissario.
Un romanzo che si annuncia già venduto in mezzo mondo. Parte della “umanizzazione di Hitler”, in atto da qualche tempo. Dell’uomo prima del dittatore. Che la politica ha scoperto tardi, a trent’anni. Sull’onda semplice del risentimento dopo la sconfitta: contro i vincitori, i traditori (il colpo alla schiena), gli ebrei – per l’antisemitismo di cui Vienna lo ha contagiato negli anni di bohème. Le ultime biografie analizzano la storia e il carattere dell’uomo. I narratori la sua vita quotidiana e passionale - Eva Braun, Magda Goebbels, le assaggiatrici, l’architettura. La ventitreenne Geli, piacente e allegrona, di cui Hitler si farà fare dopo la morte ritratti per ogni casa o ufficio, era accudita come una figlia o figlioccia? Era la sua amante, magari rifiutata?
Con una bibliografia, e l’indice dei nomi – dei personaggi, ma tutti hanno nomi reali. “Che cos’è la verità?”, chiede Massimi alla fine. Una è l’inchiesta, “aperta il sabato mattina, chiusa il sabato pomeriggio, riaperta il lunedì mattina, richiusa il lunedì pomeriggio”. Un caso acclarato, di suicidio? Ma no… - che gusto ci sarebbe? Ma il racconto è onesto, anche se lungo, del caso giudiziario.
Fabiano Massimi, L’angelo di Monaco, Longanesi, pp. 493 € 18

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