Una cornucopia di spunti: di poesia, teatro, racconti,
romanzi, riflessioni. Ordinata e rifinita. Da “cacciatore di parole”
(A. Andreoli) soprattutto. Modi di dire. Di cui le curatrici ritrovano “un
utilizzo piuttosto metodico e sistematico” nell’opera.
La redazione datano in quattro periodi: il primo
foglio attorno al 1887, seguito da un blocco databile attorno al 1897-98, poi
la sezione principale, dal reperto 4 al 7, negli anni 1898 e 1901-2, infine un
segmento finale di tre pagine, non databile, ma anteriore al
1916. Segue un lavoro minuzioso di tracciamento delle annotazioni
nei racconti, i romanzi e i drammi. Per un centinaio di pagine piene di fittissime.
Con un inedito utile collegamento di Pirandello a Pascoli - una storiella non
da buttare.
Pascoli aiuta Pirandello a pubblicare, benché
debuttante sconosciuto, fresco germanista degli studi a Bonn, la sua traduzione
delle “Elegie romane” di Goethe. Ma si vede dal giovane sconosciuto deprezzata,
sotto pseudonimo, la quarta edizione di “Myricae”. Mentre con Gnoli,
che ha stroncato il libro di versi da lui subito proposto dopo l’avallo di
Pascoli alle sue “Elegie romane”, la raccolta “Mal giocondo”, Pirandello
progetterà di rilevare dieci anni dopo la “Nuova Antologia”. Investendoci i
soldi, notano le curatrici, della dote non ancora ricevuta della moglie
Antonietta Portolano, attesa fin dal giorno delle nozze – di Pirandello si sa
tutto, scriveva di tutto ai familiari e agli amici, di ogni minimo evento
quotidiano.
Un’edizione critica, sebbene in economica, che è un
racconto del racconto. Uno dei tanti “cartolari, scartafacci”, nella
terminologia pirandelliana. Per afferrare, si dice, “le idee del tempo - idee
circolanti – quasi aria d’idee, aria per l’anima, aria che l’anima respira e di
cui si nutre”. Con liste di autori soprattutto interessati alla verbalità, di
verbalità inventiva. Ombretta Frau e Cristina Gragnani decifrano il taccuino,
riga per riga con annotazione esplicative e riferimenti esegetici, che fanno riemergere
il taccuino nell’opera, con un lavoro costante di utilizzo e riutilizzo – come
se Pirandello non scrivesse sull’ispirazione del momento ma componesse le sue
ricerche. Una ricostituzione delle fonti per la gioia dei filologi, come
pescatrici di perle.
Luigi Pirandello, Taccuino di Harvard, Oscar, pp. CLVIII + 161
€ 6,80
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