martedì 7 gennaio 2020

Le perle di Pirandello

Un taccuino di poco posteriore al “Taccuino segreto”, che Annamaria Andreoli aveva appena pubblicato. Questo parte del fondo Pirandello alla biblioteca di Harvard, che lo aveva rilevato da un libraio antiquario di New York – il lascito di Pirandello è stato disperse dagli eredi. Fausto, Stefano, Lietta e i loro figli.
Una cornucopia di spunti: di poesia, teatro, racconti, romanzi, riflessioni. Ordinata e rifinita.  Da “cacciatore di parole” (A. Andreoli) soprattutto. Modi di dire. Di cui le curatrici ritrovano “un utilizzo piuttosto metodico e sistematico” nell’opera.
La redazione datano in quattro periodi: il primo foglio attorno al 1887, seguito da un blocco databile attorno al 1897-98, poi la sezione principale, dal reperto 4 al 7, negli anni 1898 e 1901-2, infine un segmento finale di tre pagine, non databile, ma anteriore al 1916.  Segue un lavoro minuzioso di tracciamento delle annotazioni nei racconti, i romanzi e i drammi. Per un centinaio di pagine piene di fittissime. Con un inedito utile collegamento di Pirandello a Pascoli - una storiella non da buttare.
Pascoli aiuta Pirandello a pubblicare, benché debuttante sconosciuto, fresco germanista degli studi a Bonn, la sua traduzione delle “Elegie romane” di Goethe. Ma si vede dal giovane sconosciuto deprezzata, sotto pseudonimo, la quarta edizione di “Myricae”.  Mentre con Gnoli, che ha stroncato il libro di versi da lui subito proposto dopo l’avallo di Pascoli alle sue “Elegie romane”, la raccolta “Mal giocondo”, Pirandello progetterà di rilevare dieci anni dopo la “Nuova Antologia”. Investendoci i soldi, notano le curatrici, della dote non ancora ricevuta della moglie Antonietta Portolano, attesa fin dal giorno delle nozze – di Pirandello si sa tutto, scriveva di tutto ai familiari e agli amici, di ogni minimo evento quotidiano.
Un’edizione critica, sebbene in economica, che è un racconto del racconto. Uno dei tanti “cartolari, scartafacci”, nella terminologia pirandelliana. Per afferrare, si dice, “le idee del tempo - idee circolanti – quasi aria d’idee, aria per l’anima, aria che l’anima respira e di cui si nutre”. Con liste di autori soprattutto interessati alla verbalità, di verbalità inventiva. Ombretta Frau e Cristina Gragnani decifrano il taccuino, riga per riga con annotazione esplicative e riferimenti esegetici, che fanno riemergere il taccuino nell’opera, con un lavoro costante di utilizzo e riutilizzo – come se Pirandello non scrivesse sull’ispirazione del momento ma componesse le sue ricerche. Una ricostituzione delle fonti per la gioia dei filologi, come pescatrici di perle.
Luigi Pirandello, Taccuino di Harvard, Oscar, pp. CLVIII + 161 € 6,80

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