giovedì 9 gennaio 2020

Letture - 408

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Bare – Pierre Loti si portava dietro la madre nella bara. Raymond Roussel usava scrivere dentro una bara. Nella quale ogni tanto si distendeva per prepararsi alla morte. Nella mitografia di D’Annunzio vecchio – D’Annunzio al Vittoriale – ci sono amplessi dentro una bara, nella quale la ragazza doveva fingersi morta. 
Secondo Ballard, “tombe e cimiteri calmano e prolungano la vita”.

Lotteria di Capodanno - La Rai e l’Italia entrarono in crisi a fine 1969, quando ancora era forte l’impressione per la strage d piazza Fontana, perché alla Lotteria di Capodanno, alle finali, dovevano gareggiare Massimo Ranieri e Gianni Morandi. L’uno doveva cantare “Se bruciasse la città”. L’altro “Che se ne importa”.

Lutero – Il fustigatore della corte romana era un monaco bon vivant e un versificatore A lui si deve tra gli altri il couplet in rima: “Quel che non ama il vin, le donne, il canto,\ mena da stolto il viver tutto quanto”.

Lysenko - La teoria lysenkiana del’agrobiologia o del miciunismo, che produsse negli ani 1940 e 1950 molti danni al’agricoltura sovietica e fece molti morti, fucilati o condannati ala Siberia, tra gli scienziati sovietici, fu prontamente propagandata in Italia dall’Universale Economica di Feltrinelli, uno dei pochi titoli di un editore allora all’esordio.
Ne fu proposta la divulgazione a opera di Jacob Segal (Segal, J., “Miciurin, Lysenko e il problema dell’eredità”, Universale Economica, Milano 1952) - c’erano ancora ebrei in Urss, ebrei staliniani – malgrado Stalin ne avesse denunciato, mortalmente, il “complotto”.
Il lysenkoysmo, anti-Darwin e anti-chimica, restò in vigore nell’Urss e nei partiti Comunisti europei fino alla destituzione di Krusciov, quindi fino al 1964 – anche se Krusciov da tempo aveva denunciato Stalin, dal 1956.

Mitteleuropa – Non sarà stata una prefigurazione dell’Europa oggi?
La dice ipocrita, erotica, libertina, freddurista e grottesca Cristina Battocletti leggendo una riedizione di Schnitzler, “Terra sconfinata”: “C’è tutta l’arte del Fortwursteln, l’attendismo elegante e nefasto in cui si crogiolava la Mitteleuropa prima dell’imminente tonfo.  Le apparenze erano impeccabili mentre l’impero veniva corroso dal cancro della decadenza, in cui proliferavano gli inetti sveviani e musiliani, abili a ogni tipo di conversazione, dal pettegolezzo ala confessione, sempre pronti ad andare a teatro o ad ascoltare un concerto”. Sopratutto se gratis?
Sembra l’Europa oggi anche perché Fortwursteln è – era - poco elegante: una trascuratezza piuttosto casalinga, un ciabattare.   

Mulatto – Il termine, per meticcio, è attestato nel Battaglia e nel Petit Robert nel primo Seicento. Si usavano contare, non molti anni fa, fino a ventidue o ventiquattro definizioni, corrispondenti ad altrettanti tipi di incroci etero etnici: quarterone (figlio di un-a bianco-a e di un-a mulatto-a), ottavino, eccetera. Numeri proporzionali, che indicavano la parte di “sangue bianco” che si deduceva dal calcolo degli incroci.
Alla denominazione per quarti corrispondeva anche nei gerghi, e corrisponde tuttora nei Caraibi francesi, una denominazione specifica: Cabine è chi è nato da un nero e una mulatta, sacatra il figlio del mulatto e della nera, griffe, griselle, marabù etc. usano per le varie gradazioni.
La prodigiosa voglia di accoppiarsi vince il riflesso condizionato razziale, arricchendo il vocabolario.

Nietzsche - Nietzsche, “baffuto filosofo dagli occhi ingrottati”, è Monteverdi – Monteverdi ha scritto la musica che lui avrebbe voluto saper scrivere (Savinio, “Scatola sonora”)

Oceanico – La parole magica dei media in lutto per la morte del generale terrorista iraniano è di origine dannunziana, assicura il Battaglia – con la citazione: “La folla… manda sul vento, da lontano, il suo clamore oceanico”. Iperbole, “specie nelle espressioni - particolarmente usate dalla stampa fascista”, assicura il vocabolario Treccani, “adunata o., folla o.”.   

Piazza Fontana - Il “Corriere della sera”, dopo lunga ponderazione, aveva appena aperto il giornale a un intervista con un politico socialista, Pietro Nenni, al governo ormai da qualche lustro, giusto perché il direttore era il professor Spadolini, che aveva il senso della storia, la signorina Crespi, che è la padrona, non voleva – poi passerà alla sinistra estrema, con Capanna. La storia non è remota.

Razze - A fine guerra, la guerra perduta di Hitler, un disastro, c’erano “razze inferiori” per i tedeschi interpellati da Padover. Erano, nell’ordine crescente di riprovazione: russi, polacchi, italiani, francesi, ebrei.
 
Sessantotto  Günter Grass ne faceva l’autopsia in anticipo, in “Anestesia locale”, 1969 - una storia scritta nel 1967. Le resistenze erano molteplici, e robuste.

Sherlock Holmes – Era gay? Non è stato detto ma non si saprebbe pensarlo diversamente – o allora asessuato. A parte la convivenza col dottor Watson.
La questione è risolta da Conan Doyle in apertura del racconto “Uno scandalo in Boemia” (“Le avventure di Sherlock Holmes”, 1892, la prima raccolta di racconti dopo i primi tre romanzi): “Per Sherlock Holmes essa fu sempre la donna, e ben di rado egli la nominava diversamente. Agli occhi suoi essa eclissava, dominava tutto il suo sesso. Non già che avesse provato per Irene Adler alcun sentimento d’amore”.
Il racconto dice che Irene Adler è ammirata non per la bellezza ma per l’acume, un alter ego.
Sherlock Holmes è contro l’emozione, specie sentimentale, d’amore: “Tutte le emozioni – questa particolarmente – erano estranee al suo animo freddo e compassato”, continua il suo creatore. E ancora: “Holmes era una specie di macchina di meraviglioso congegno… non saprei figurarmelo sotto le spoglie in un innamorato”. La conclusione, benché dispettosa, conferma i dubbi: “E però non esisteva per lui che una donna sola, e questa donna era la defunta Irene Adler di dubbia fama”. Non una donna in carne, non c’è feeling, giusto una sorta di dovere assolto. Quale i gay assolvevano in epoca vittoriana.
Per il resto, in tanto Sherlock Holmes non si trova mai che pratichi il sesso, in una qualsiasi forma. E questo non è normale per la narrativa vittoriana, che, come in tutti i regimi proibizionisti, ne aveva l’ossessione: è un’omissione ostentata.

Umm Khaltum – “Umm Khaltum è una delle Anthal o Exempla degli arabi. Ruffiana per piacere e grande nel peccato. Prostituta fino a trent’anni, ruffiana nelle tre decadi successive, nell’ultimo terzo della sua vita era ridotta all’immobilità. Per consolarsi, fece legare nella stanza una capretta e un caprone e si divertì a osservare le loro schermaglie amorose – Richard F. Burton, “L’Oriente islamico”, 67.
Umm Khaltum si è fatta chiamare l’ultima grande cantante egiziana, la più celebre e amata in tutto il mondo arabo, nel primo Novecento, e poi dagli anni 1960, col diffondersi delle radioline a transistor anche nei luoghi più remoti.

letterautore@antiit.eu

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