“Ho sentito parlare bene di lei”, è un complimento?
Per un ministro degli Esteri? Per Di Maio sì, e per il suo partito, che il
commento da maestrina di Angela Merkel diffondono nei social. In genere si dice
degli alunni che bisogna recuperare, per incoraggiarli.
Non
c’è partita fra Greta e Trump a Davos. Ma Trump ha ragione: la partita è universale,
e c’è chi bara, mentre gli Stati Uniti sono il paese che ha fatto di più.
Di
più, Trump avrebbe potuto dire: gli Stati Uniti sono quelli che hanno inventato
e imposto l’ecologia, da Nixon in giù. Anche come industria.
Due
avvocati e un revisore contabile, Francesco Ardito, Antonio Lupo e Antonio
Cattaneo, contestano i piani di ArcelorMittal a Taranto, i piani finanziario,
produttivo (specialità, quantità), tecnico e commerciale. Possono contestarlo
in tribunale, come se ne fossero esperti. Mentre sono avvocati di provincia.
Cioè
no: i tre avvocati commissari i piani di ArcelorMittal li fanno contestare da
altri tre avvocati. Che denunciano “le multinazionali” e il “capitalismo d’assalto”,
come si diceva quando erano bambini. I commissariamenti sono una mangiatoia, ma
senza decoro? Leggere un libro o un giornale più recente? Leggere un giornale?
I
commissari pubblici che si ergono parte accusatoria nella questione della
siderurgia sono gli avvocati Francesco Ardito, di Fasano, e Antonio Lupo, di
Grottaglie, eletti al prestigioso incarico dalla ministra leccese
Lezzi, una compaesana, col concorso di un revisore dei conti, anch’egli
avvocato minore, Antonio Cattaneo. Cercano di guadagnarsi il cachet, lucroso. Ma che ne sanno di acciaio, di
impresa? Hanno avuto
un “posto”, di
sottogoverno, ben pagato, per fan di Grillo, e come lui puri e duri. Ma questo
non si dice: i giornali, i telegiornali
non capiscono, non sanno, sono complici?
“4\3\1943”,
il bellissimo poema di Dalla – la parte prima, prima di ridurre Gesù Bambino a
rimare con “bevo vino” – è nei social e nelle tv citato e eretto quale inno
all’immigrante: “Dice che era un bell’uomo e veniva\ veniva dal mare…”. Mentre
è una storia di invasione, e forse di stupro – o di prostituzione (minorile). La bontà fa
confusione.
“Il
calcio non è il baseball, il football o il basket,”, spiega Rocco Commisso a
Paolo Bricco sul “Sole 24 Ore”. Non si può decidere a tavolino chi partecipa ai
campionati: “Servono le promozioni e le retrocessioni, i campionati a inviti
ammazzano la passione”. Ma è quello a cui i maggiori club di calcio, in Italia
la Juventus degli Agnelli, stanno lavorando.
“Fanno
il lavoro sporco” per Haftar in Libia “duecento mercenari russi”, informa “Il Sole
24 Ore”, “una presenza confermata da diverse fonti. Anche se, ripete il Cremlino,
non rappresentano lo Stato russo”. Ci mancherebbe. Il governo però sì, chi li
paga sennò.
Mieli
prende spunto da uno dei tanti articoli di Ian Bremmer, il fondatore e presidente
di Eurasia Group, una società di consulenza in politica estera, uno dei tanti
anti-trumpiani, per dire del “rischio della giustizia utilizzata come un’arma”.
E per dire che “la situazione è assai diversa da come si presentava all’inizio
degli anni Novanta, quando tutto cominciò”. E intende: allora sì che andava
bene la giustizia politica, quando lui la spalleggiava. Con gli avvisi di
garanzia recapitati – cioè “sparati” – attraverso il suo giornale.
Uno
clamoroso, con cui Borrelli incastrava finalmente Berlusconi, dopo accanitissima
caccia, fu sparato dal “Corriere della sera” in anteprima, in tempo per
affondare una conferenza internazionale sulla criminalità che Berlusconi andava
a inaugurare il giorno dopo a Napoli – poi risultato infondato. Mieli non ha mai
detto chi glielo fornì in anteprima.
Nella
storia bisognerà fare un processo ai giornali più che ai giudici: la giustizia
politica è l’informazione politica, l’informazione avvelenata.
“Ronaldo,
Dybala e Higuaìn in campionato hanno segnato tanto quanto Immobile /(23 gol)” –
Tomaselli sul “Corriere della sera”. Quanto Immobile da solo, che è pagato un
decimo dei tre.
“Il
15 dicembre del 1992 grida di giubilo si levarono dalla sala stampa del palazzo
di giustizia di Milano: Bettino Crtaxi aveva ricevuto il primo avviso di
garanzia nell’inchiesta Mani Pulite”, Goffredo Buccini, “Corriere della sera”.
Tutto l’articolo merita la lettura (benché ridotto, curiosamente, rispetto a quello di corriere.it)
L’applauso
l’allora cronista di nera Buccini dice “abiura sonora ad ogni garanzia di
terzietà: perché tutta l’inchiesta, sino a allora, era stata un inseguimento al
vero bersaglio Craxi”. Di giornalisti e giudici uniti nella lotta.
I
giornalisti – economici questi, non più di nera – usavano all’epoca applaudire
anche l’Avvocato Agnelli ogni anno alla presentazione dei risultati di
bilancio. Un’attitudine di minorità mentale più che di non terzietà.
“Craxi
più odiato che antipatico”, dice Claudio Martelli presentando il suo libro
“L’Antipatico”, inteso Craxi, a Milano. È solo vero, si può dire di Craxi come
della Juventus, che è odiata dai due terzi degli italiani, i non juventini.
Allora democristiani e berlingueriani erano la grande maggioranza. Non hanno
vinto allora - solo macerie dal compromesso storico. E hanno promosso
l’antipolitica, che li ha affossati e ci affligge.
Si
celebra Craxi, nei venti anni della morte, con imbarazzo soprattutto degli ex
socialisti, Martelli, Amato, Formica, eccetera. Quelli che lo abbandonarono. Dopo,
però, essere stati scelti e promossi da lui – Craxi fu un bulldozer nel e del suo
partito, il Psi, al quale impose i suoi uomini con durezza. Ma la gratitudine fa politica: i delfini di
Craxi che se ne sono allontanati sono finiti nel nulla.
Lucio
Dalla il problema dei preti sposati l’aveva
risolto da tempo in “L’anno che verrà” (più noto come “Caro amico, ti scrivo…”): “Anche i
preti potranno sposarsi\ ma a una certa età”.
Il
problema è semplice. Perché affrontarlo di sbieco, per il bisogno di preti in
Amazzonia? L’ipocrisia è connaturata alle religioni, o non è loro nemica?
Molto
lutto, solo doveroso, per Giampaolo Pansa. Ma evitando di ricordare che nessuno
gli affidò mai la direzione di un giornale, negli anni 1970-1980, come pure
avrebbe meritato. Aveva gli occhi aperti, il Grande Inviato, ma anche molta
capacità di lavoro, come dimostrò nel secondo semestre del 1980, quando
Scalfari gli affidò la vice-direzione esecutiva di “Repubblica”. Poi fu
costretto ad andarsene, confinato all’“Espresso”. Era uno spirito libero, oltre
che colto e intelligente, e questo non si confà al giornalismo (italiano)?
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