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giovedì 16 gennaio 2020

Secondi pensieri - 407

zeulig
Filioque – La divisione tra le due fedi cattoliche, la latina e la ortodossa, nasce dalla questione teologica, tuttora interminata, dopo dieci secoli, quasi undici, sul “Filioque” nel “Credo”, la preghiera più universale e tradizionale (mai cambiata). Se lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio – dal Padre attraverso il Figlio – oppure se procede unicamente dal Padre (monocratismo). Ma della divisione teologica è rimasto poco, le due chiese procedono separate per motivi politici: le organizzazioni patriarcali sedute sul “Filioque”. Soprattutto quella di Mosca: il patriarcato vi è saldo presidio della nazione russa.

Meticciato – “C’è sempre stato”, sostiene papa Bergoglio con Scalfari oggi su “la Repubblica”: “Si tratta di popoli che cercano in giro nel mondo luoghi e società in grado di ospitarli e addirittura di trasformarli in cittadini del paese nel quale sono arrivati. Probabilmente ad avere moglie e figli in quel paese”. Questo è probabile, ed è all’origine di molti felici incroci creoli e di altro tipo. Ma probabilmente gli indiani d’America, del Nord e del Sud, non sono stati felici di meticciarsi con i conquistatori. O le varie tribù europee con gli unni, e poi con  mongoli.
Quella del papa (del papa in sintonia con Scalfari) è probabilmente una posizione politica, sul tema oggi politico dell’immigrazione irregolare clandestina. Il meticciato è la condizione umana, giacché non esistono popoli o razze “pure”: si nasce per mescolanza di generi, e si vive per mescolanza di famiglie e di etnie. Ma il meticciato, la convivenza pacifica e perfino amorevole tra famiglie e etnie, non giustifica la conquista. Che sia coloniale e imperiale, oppure nata dal bisogno, come probabilmente era degli unni e dei mongoli. Scatta allora, e prevale nel diritto internazionale, l’autodifesa. Sempre sul piano pratico, effettuale.

Mito – Non sarebbe oggi la scienza? Santillana opinava famosamente che il mito è un primo linguaggio scientifico. Primissimo, di origine preistorica, e quindi il primo linguaggio, quando ancora l’alfabetizzazione, nonché il calcolo, erano da venire. Linguaggio scientifico in quanto era una prima elaborazione o idea del cosmo, nonché di “strumenti” di misurazione. La scienza di oggi alimenta miti, dall’intelligenza artificiale al bosone di Higgs, “il quanto di dio”.

Modernità – “Da Racine a Baudelaire, è la nascita di una modernità in cui il Male, prima che colpa, è coscienza di sé”, Carlo Ossola, “Dopo la gloria”, 60.

Poesia – Come la musica, è arte codificata e disciplinata. Dagli inizi. Fin nel mezzo o quarto di sillaba, o fiato. Oppure\eppure arte di sorpresa. Continua, rinnovabile. Per “fiati”, per biscrome e semibiscrome.

Povertà – Uscita fuori perimetro della sociologia – l’ultimo saggio è quello di Ernesto Rossi, 1945 (o forse quello di  Vincenzo Paglia, il curato di Santa Maria in Trastevere ora vescovo di Terni, 1994, aggiornato nel 2014) – dopo il boom postbellico, e quello ancora in corso della globalizzazione. Secondo gli auspici e gli indirizzi progressivi di crescita costante raccolti nel 1944 nella Dichiarazione di Filadelfia (della Ilo, International Labour Organisation dell’Onu): “La povertà, ovunque esista, costituisce un pericolo per la prosperità di tutti”.
Scomparsa in quanto non più condizione endemica o maggioritaria, ma residuale  - si veda da ultimo il “reddito di cittadinanza” governativo italiano, che non è un esercizio di sopravvivenza ma di accorgimento, e anche furberia, legale. Rientra nell’apostolato del papa Francesco, ma più come un fatto politico, a otto secoli di distanza da san Francesco - il vecchio topos della “fame nel mondo” creato da Madison Avenue, anche se senza i “bambini denutriti”. E più in  forma quasi metafisica nella lettura di Carlo Ossola, “Dopo la gloria”, del Cristo nel povero. Del povero immagine di Dio. Della povertà in senso traslato, dell’uomo nudo.
L’uomo nudo è più, o meno, rispettoso della condizione umana? Perché l’uomo dovrebbe essere povero? Di idee? Di forze? Perché indifeso? Ma allora scoraggiato… - che è la vecchia polemica anti-pauperismo.
È l’ideologia della crisi. Nel “never had it so good” – del “never had it so good”. Nel bisogno non sarebbe altra cosa? L’ottica non si rovescerebbe, come è avvenuto, nella riflessione e nella legislazione, fino a non molti decenni fa?

Jaspers ricorda (“La questione della Colpa”) che “un eminente analista” gli disse nell’estate del ‘33: “L’ascesa di Hitler è il maggior atto psicoterapeutico della storia”. Era probabilmente, per di più, un ebreo, ma questo qui non importa. “Questo uso sbagliato di psicologia, psicoterapia, psicoanalisi e il modo a esso collegato di pensare, sono un’epidemia del mondo occidentale”, spiega Jaspers, “a causa della quale innumerevoli uomini sembrano andare in rovina come esseri umani dal punto di vista esistenziale”.

La decadenza nutre pensieri tristi. Una sorta di oblomovismo spengleriano – è pure vero che occidentale è decadente, sono etimologicamente sinonimi.

Sermone – È d’improvviso genere rispettato e quasi richiesto, nel dopo-Suleimani a Teheran – rispettato e richiesto in Italia. I media compunti hanno proposto ayatollah e ministri degli ayatollah che sermoneggiano, come è loro uso. Uso della loro condizione e forse natura, essenzialmente politica, in armi. Escludono vendette e non fanno valere piani militari - che pure ogni giorno applicano implacabili - ma il popolo, le coscienze, l’umanità, le fedi, la pace.
Ce n’è bisogno - del sermone? Evidentemente sì. Ma solo su un piano esotico, come se gli ayatollah fossero fuori dai giochi politici e di guerra – mentre non sono che questo, si sa, ma questo è un altro discorso.
Altre autorità di stampo religioso che parlassero di politica negli stessi termini non sarebbero risentiti come predicatori, insopportabili?
Non è il sermone che ritorna, ma l’odio-di-sé. Perfino in forma di sermone. La voluttà della fine -  Santo Mazzarino l’ha rilevata da storico nella lunga lenta decadenza dell’impero romano. Si amano i critici nelle epoche di decadenza, quando si ha paura di guardarsi attorno.

Sessantotto – Anno fatidico perché composto da sesso, santo e due volte quattro, il numero quadrato o della perfezione?

zeulig@antiit.eu

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