Filioque – La divisione tra le due fedi cattoliche, la latina e la ortodossa, nasce dalla questione teologica, tuttora interminata, dopo dieci secoli, quasi undici, sul “Filioque” nel “Credo”, la preghiera più universale e tradizionale (mai cambiata). Se lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio – dal Padre attraverso il Figlio – oppure se procede unicamente dal Padre (monocratismo). Ma della divisione teologica è rimasto poco, le due chiese procedono separate per motivi politici: le organizzazioni patriarcali sedute sul “Filioque”. Soprattutto quella di Mosca: il patriarcato vi è saldo presidio della nazione russa.
Meticciato – “C’è sempre stato”, sostiene papa
Bergoglio con Scalfari oggi su “la Repubblica”: “Si tratta di popoli che
cercano in giro nel mondo luoghi e società in grado di ospitarli e addirittura
di trasformarli in cittadini del paese nel quale sono arrivati. Probabilmente
ad avere moglie e figli in quel paese”. Questo è probabile, ed è all’origine di
molti felici incroci creoli e di altro tipo. Ma probabilmente gli indiani d’America,
del Nord e del Sud, non sono stati felici di meticciarsi con i conquistatori. O
le varie tribù europee con gli unni, e poi con
mongoli.
Quella del
papa (del papa in sintonia con Scalfari) è probabilmente una posizione
politica, sul tema oggi politico dell’immigrazione irregolare clandestina. Il
meticciato è la condizione umana, giacché non esistono popoli o razze “pure”:
si nasce per mescolanza di generi, e si vive per mescolanza di famiglie e di
etnie. Ma il meticciato, la convivenza pacifica e perfino amorevole tra famiglie
e etnie, non giustifica la conquista. Che sia coloniale e imperiale, oppure
nata dal bisogno, come probabilmente era degli unni e dei mongoli. Scatta allora,
e prevale nel diritto internazionale, l’autodifesa. Sempre sul piano pratico,
effettuale.
Mito – Non sarebbe oggi la scienza?
Santillana opinava famosamente che il mito è un primo linguaggio scientifico.
Primissimo, di origine preistorica, e quindi il primo linguaggio, quando ancora
l’alfabetizzazione, nonché il calcolo, erano da venire. Linguaggio scientifico in
quanto era una prima elaborazione o idea del cosmo, nonché di “strumenti” di
misurazione. La scienza di oggi alimenta miti, dall’intelligenza artificiale al
bosone di Higgs, “il quanto di dio”.
Modernità – “Da Racine a Baudelaire, è la
nascita di una modernità in cui il Male, prima che colpa, è coscienza di sé”,
Carlo Ossola, “Dopo la gloria”, 60.
Poesia – Come la musica, è arte codificata
e disciplinata. Dagli inizi. Fin nel mezzo o quarto di sillaba, o fiato.
Oppure\eppure arte di sorpresa. Continua, rinnovabile. Per “fiati”, per
biscrome e semibiscrome.
Povertà – Uscita fuori perimetro della sociologia – l’ultimo saggio è
quello di Ernesto Rossi, 1945 (o forse quello di Vincenzo Paglia, il curato di Santa Maria in
Trastevere ora vescovo di Terni, 1994, aggiornato nel 2014) – dopo il boom
postbellico, e quello ancora in corso della globalizzazione. Secondo gli
auspici e gli indirizzi progressivi di crescita costante raccolti nel 1944
nella Dichiarazione di Filadelfia (della Ilo, International Labour Organisation
dell’Onu): “La povertà, ovunque esista, costituisce un pericolo per la
prosperità di tutti”.
Scomparsa in quanto non più
condizione endemica o maggioritaria, ma residuale - si veda da ultimo il “reddito di
cittadinanza” governativo italiano, che non è un esercizio di sopravvivenza ma
di accorgimento, e anche furberia, legale. Rientra nell’apostolato del papa
Francesco, ma più come un fatto politico, a otto secoli di distanza da san
Francesco - il vecchio topos della
“fame nel mondo” creato da Madison Avenue, anche se senza i “bambini
denutriti”. E più in forma quasi
metafisica nella lettura di Carlo Ossola, “Dopo la gloria”, del Cristo nel
povero. Del povero immagine di Dio. Della povertà in senso traslato, dell’uomo
nudo.
L’uomo nudo è più, o meno, rispettoso
della condizione umana? Perché l’uomo dovrebbe essere povero? Di idee? Di
forze? Perché indifeso? Ma allora scoraggiato… - che è la vecchia polemica
anti-pauperismo.
È l’ideologia della crisi.
Nel “never had it so good” – del “never had it so good”. Nel bisogno non
sarebbe altra cosa? L’ottica non si rovescerebbe, come è avvenuto, nella
riflessione e nella legislazione, fino a non molti decenni fa?
Jaspers ricorda (“La questione della Colpa”) che “un eminente analista” gli disse nell’estate del ‘33: “L’ascesa di Hitler è il maggior atto psicoterapeutico della storia”. Era probabilmente, per di più, un ebreo, ma questo qui non importa. “Questo uso sbagliato di psicologia, psicoterapia, psicoanalisi e il modo a esso collegato di pensare, sono un’epidemia del mondo occidentale”, spiega Jaspers, “a causa della quale innumerevoli uomini sembrano andare in rovina come esseri umani dal punto di vista esistenziale”.
La decadenza nutre pensieri tristi. Una sorta di oblomovismo spengleriano – è pure vero che occidentale è decadente, sono etimologicamente sinonimi.
Sermone – È d’improvviso genere rispettato e quasi richiesto, nel
dopo-Suleimani a Teheran – rispettato e richiesto in Italia. I media compunti
hanno proposto ayatollah e ministri degli ayatollah che sermoneggiano, come è
loro uso. Uso della loro condizione e forse natura, essenzialmente politica, in
armi. Escludono vendette e non fanno valere piani militari - che pure ogni
giorno applicano implacabili - ma il popolo, le coscienze, l’umanità, le fedi,
la pace.
Ce n’è bisogno - del
sermone? Evidentemente sì. Ma solo su un piano esotico, come se gli ayatollah
fossero fuori dai giochi politici e di guerra – mentre non sono che questo, si
sa, ma questo è un altro discorso.
Altre autorità di stampo
religioso che parlassero di politica negli stessi termini non sarebbero
risentiti come predicatori, insopportabili?
Non è il sermone che
ritorna, ma l’odio-di-sé. Perfino in forma di sermone. La voluttà della fine
- Santo Mazzarino l’ha rilevata da storico
nella lunga lenta decadenza dell’impero romano. Si amano i critici nelle epoche di decadenza, quando si ha paura di
guardarsi attorno.
Sessantotto – Anno fatidico perché composto da
sesso, santo e due volte quattro, il numero quadrato o della perfezione?
zeulig@antiit.eu
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