martedì 28 gennaio 2020

Secondi pensieri - 408

zeulig
Fede – “Non ho la fede”, dice l’agnostico - Scalfari, per esempio, che ama intrattenersi con cardinali e col papa. Lamentandosene. Ma se è un bisogno, c’è: quella è la fede. “La vera fede è forte, cieca e senza fondamento”, direbbe Szymborska,  “Scoperta” (nella raccolta “In ogni caso”). .

Filosofia . Quella dei philosophes non regge, non oltre l’aneddoto. Anche di aneddoti che avrebbero potuto avere sviluppo approfonditi, meno smart, di pronta presa. Tipo l’“anima” di Angélique, la figlia di Diderot, come la bambina si spiegava col padre nell’agosto del 1867: “Qualche giorno fa mi è venuto in mente di chiederle cos’è l’anima. «L’anima?», mi risponde. «Ma si fa dell’anima, quando si fa della carne?»”

Freud – “Le letteratura «freudistica» ha creato un nuovo tipo di «selvaggio» settecentesco sulla base «sessuale» (inclusi i rapporti tra padri e figli)” - Gramsci, “Quaderni dal carcere”, I, 62. Le parole virgolettate sono molto “freudistiche”. Ma cosa non lo è? È il limite del decostruttivismo – di Freud (del Freud volgare).

Guerra –Non c’è guerra “giusta” – mandare gli eserciti a morire , sia pure per un nobile scopo. Questo può essere solo di difesa, ma non di attacco, per qualsivoglia ragione sia pure di rappresaglia. Clausewitz, il teorico più accettato della guerra, che la guerra nella vulgata riconduce nell’alveo della pace – “la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi” – non teorizza una guerra di difesa, ma una comunque di attacco. Anche se combattuta in difesa. Il rapport guerra-politica della famnosa frase va invertito: la guerra è un atto di una politica di guerra. La guerra non può essere di schermaglie o di attrito, ma va combattuta e vinta come e con una “battaglia decisiva”, è il suo primo precetto. L’occupazione del territorio del nemico e il controllo delle sue risorse è il secondo: fare la guerra a spese del nemico invece che proprie. Il terzo è vincere nell’opinione pubblica, solo apparentemente democratico o pacifista: questo obiettivo si acquisisce con “grandi vittorie, e con l’occupazione dell capitale del nemico”, per fiaccarne il morale. Il fondamento è: “La guerra è un atto di forza per ridurre un avversario al nostro volere”.
Clausewitz in realtà non fa che teorizzare l’arte della guerra romana – eccettuando la sua parte migliore, la prospettazione dell’assimilazione, della cittadinanza romana, che fu la vera ricetta, bellica e politica, dell’imperialismo romano.
Clausewitz è anche uno che il trattato redige per spiegare quale deve essere la guerra della Germania alla Francia (scriveva negli anni di Waterloo): “Il cuore della Francia sta tra Bruxelles e Parigi”, spiegava – la Francia si conquista passando per il Belgio, come faranno il Kaiser e Hitler.

Mondo – Si vede (articola, istituisce, interpreta) per riflesso. Ovvio e assodato, ma non nel senso dell’esistenza umana, dell’uomo – della vita e la storia dell’uomo. Quanto mondo, i miliardi di galassie, esiste sono in quanto esiste l’uomo – e probabilmente, seppure concepibili, non ci sono altri mondi: l’infinità stessa (la concezione dell’infinità) è solo umana.
Esiste in quanto è “visto” (sentito, avvertito, sistematizzato). È - c’è - ma si legge (istituisce, regolamenta) per effetto della percezione. Degli organi della percezione e dei canoni (fisiologici, storici, etici) che li regolano, attraverso i sensi e la mente. Non è una creazione dell’uomo ma una sua istituzione sì. “The mode of the person becomes the mode of the world\ For that persone and, sometimes, for the world itself”, Wallace Stevens, “Conversation with three Women in New England  - “il modo della persona diviene il modo del mondo,\ Per quella persona e, a volte, per il mondo stesso” (trad. di Massimo Bacigalupo). Ed è anche vero “che il senso dell’essere cambia mentre parliamo”.

Opinione pubblica - “La verità dei fatti, l’oggettività. Per mio conto si riduceva tutta al «rassemblement des subjectivités», «consensus opinantium»”, Guido Morselli, “Dissiaptio H.G.” (58). Ma in conseguenza, anzi a specchio, di fatti o eventi: “Se ci troviamo d’accordo che bisogna, a dati intervalli,pagare le tasse e accendere le stufe, vuol dire che il freddo e il fisco sono, non fantasie, cose da prendere sul serio”..

Passato – Privarsene è una mutilazione, per quanto orgogliosa – c’è l’orgoglio masochistico.

Suicidio - Sant’’Agostino lo condanna al primo libro della “Città di Dio”: è l’omicidio di se stessi. Niente liberazione dalle miserie della vita, come argomentavano gli stoici. Senza eccezione per i primi cristiani, che invocavano il  martirio. Né per l’ecatombe suicida recente, del sacco dei Roma, il primo, quello dei visigoti di Alarico nel 410, che non risparmiando le violenze indussero molti a togliersi al vita di propria mano – in questi casi bisogna prendere esempio da Giobbe, il santo ammonisce. Dante sarà clemente, sant’Agostino non lo fu. E dunque, per i diversi pesi tra il santo e il poeta nella vita civile e divina, il suicidio è un omicidio.
Unica eccezione sant’Agostino fa per Sansone, perché si diede la morte per ordine di Dio. Preceduto in questa distinzione da Platone, “Fedone”, che fa dire a Socrate in punto di morte “non dover darsi la morte da sé prima che un dio non ne abbia mandato un’ingiunzione”. Ma un dio qualsiasi – non potrebbe esserlo il proprio daimon?
Fino a qualche anno fa la chiesa si è allineata a sant’Agostino. Il Secondo Concilio di Orléans, nel 533, dispose il rifiuto della benedizione religiosa al suicida. E trent’anni dopo, al I Concilio d Braga, la non sepoltura in terra consacrata.

Verità – Vetrina da marciapiede? Gramsci, “La città futura”, 408 (1917), lo dice dei politici di governo nella guerra: “La verità è una donna da marciapiede della quale si sono autonominati gargagnan”, protettori. La sintassi della frase, fuori contesto, ne fa un’affermazione non invalida in assoluto.

zeulig@antiit.eu

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