Napoli punta a ritornare la porta
dell’Oriente, spiegavano Micaela Cappellini e Vera Viola, e sperimenta due
rotte nuove, oltre a quella marittima tradizionale. Una via terra dalla Cina: ma
“il treno ha impiegato 23 giorni contro i 21 della nave tra Shangai e Napoli”. E
una a metà su rotaia, fino a Poti sul Mar Nero, e a metà su nave - con
risultato, sembra di capire, ancora più insoddisfacente.
Ma non è il trasporto il cuore
dell’affare. Le rotte via terra sono la novità della nuova Via della Seta che
la Cina vuole adottare per intensificare gli scambi con l’Europa, ed è giusto
sperimentare. Se non che la sperimentazione è stata fatta con vagonate di
concentrato di pomodoro. Dunque, è ufficiale: Napoli importa il concentrato di
pomodoro dalla Cina.
Ma non tutta la storia. Napoli non è
contenta: il concentrato cinese arriva senza dazi, la polpa e pelati napoletani
di pomodoro sono tassati all’arrivo. Per scoraggiarne la vendita? Ma no, perché
sono prodotti di lusso, il “made in Italy” eccetera.
Non è una fantasia - la Cina non è una
fantasia. Succede per i pomodori di qualità come per le altre produzioni:
quando e dove la Cina non è in grado di soddisfare la domanda interna, non
vuole che altri rubino la piazza. Elementare.
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