sabato 29 febbraio 2020

Il messianista anarchico

Nel 1968 gli anarchici tedeschi presero a maestro il rabbino Taubes, l’autore dell’“Escatologia occidentale”, che rifaceva in chiave nichilista l’“Apocalisse dell’anima tedesca” del suo maestro cattolico Urs von Balthasar – con “prestiti” da Jonas e Goldberg, asserisce Ranchetti. Un ermeneuta, esploratore dei sensi nascosti. “In divergente accordo” col decisionista Schmitt. Il rabbino ne uscirà scongitto ma beneficerà, dopo Paul Celan e Max Frisch, degli ardori di Ingeborg Bachmann, la poetessa.
Al rettore Taubes a Berlino hanno poi bruciato l’insegna della Freie Universität, a lui l’“apocalittico della rivoluzione”, con quel suo Dio che gioca a dadi, condannandoci in anticipo o redimendoci. La bruciò uno studente Teufel, il diavolo. Taubes era venuto con Scholem alla conclusione che “un tedesco è un tedesco, e un ebreo è un ebreo”, e che un ebreo non si può dire “tedesco di confessione ebraica, idiozia odiosa e indegna”. Nel convulso Sessantotto il rettore Taubes aveva dato a Rudi Dutschke, da sinistra, il precetto del professor Paratore alla Sapienza di Roma, d’imparare il latino. A Parigi, lamentava il rettore Taubes, tutti vogliono lavorare su Heidegger, o su Nietzsche, anche quelli che non sanno il tedesco. Prevaleva a Berlino, come a Parigi e altrove, la politica ideologica, ribattezzata ideologia - l’ideologia tedesca. Che se non è razzismo è teologia. Come nell’ebraismo, che, dice Taubes, “è teologia politica, questa è la sua «croce»”.
“E in una parola\il sogno è storia\e il somaro vola”, don Magnifico canta nella Cenerentola. La storia è unica in questo, direbbe l’astuto giurisfilosofo Schmitt, che una verità storica è vera una sola volta. Sostenne Carl Schmitt, l’“apocalittico antiapocalittico” di Taubes, in contesa con lo stesso Taubes sul concetto nuovo del tempo e della storia che si apre con il cristianesimo in quanto escatologia: “Il regno cristiano è ciò che arresta (kat-echon) l’Anticristo”. Come altro spiegare la storia dopo la prima e la seconda guerra mondiale? Si cambia il mondo con giudizio: “Per un cristiano delle origini la storia è il kat-echon, la fede in qualcosa che arresti la fine del mondo”. Spiega Taubes: “Solo attraverso l’esperienza della fine della storia la storia è diventata una «strada a senso unico», quale si rappresenta la storia occidentale”.
Perché occidentale? A una curiosa inferenza si prestò il messianismo di Taubes nel suo momento pubblico nel 1968, in quanto autore nel 1947, a ridosso della catastrofe, di questa “Escatologia occidentale”. L’Urss non era Occidente, come forse non lo è oggi la Russia restaurata, ma il suo kat-echon è proprio la fine della storia - il paese del resto è infertile alla filosofia, quella che dava le vertigini a Tauves, il solo pensatore essendo Solov’ëv, il quale volentieri è mistico. Oggettivamente, la Russia antifilosofica era il posto giusto per la rivoluzione materialista e la fine della storia. Il Batrace Breznev, avrebbero potuto dire Solov’ëv, e Schmitt e Taubes, è l’Anticristo – e l’avrebbero fatto contento. Il problema della storia, questa storia, è che si legge al rovescio. Benché, se la libertà è ideologia, il sovietismo non è poi remoto, per quanto morto – non per caso Taubes è fatto proprio ultimamente da Mario Tronti, vecchio “operaista” .
Gli ultimi fini, siano pure determinati, ebraici e cristiani, fanno a meno della storia? Sarebbe consolante ma non è possibile. Ma arrabbiarsi bisogna. Seppure argomentando, sottili. Con lente e complesse letture del Cristo, e di san Paolo, sant’Agostino, l’abate Gioachino da Fiore, e Hegel naturalmente, Kierkegaard e Nietzsche, Marx compreso, quelli che hanno aperto, e forse chiuso, ciclo “apocalittico”.
Taubes è indefettibilmente rabbino, sotto le sue varie professioni e rappresentazioni. Anche nel precoce “dialogo” col cristianesimo, e nei confronti con Heidegger e con Schmitt. L’escatologia occidentale, la storia dell’escatologia, è ebraica. Ma è un messianista anarchico - uno che dava il meglio di sé nelle interviste, dice la presentazione.
Questo che è il suo unico libro, da lui curato e pubblicato, la sua ricerca di dottorato, non ha altra chiave di lettura. Con la vecchia prefazione di Ranchetti alla prima pubblicazione italiana, nel 1991, Elettra Stimilli, che ha curato la riedizione, fa seguire l’interpretazione ardua della storia antistorica, “Jakob Taubes e il senso antistorico dell’escatologia”.
Jacob Taubes, Escatologia occidentale, Quodlibet, pp. 325 € 24

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