Bombardamenti
- Sono
stati e sono, con i velivoli con i missili, l’applicazione e il motore della “guerra
totale”, senza più fronti di battaglia, con il coinvolgimento di tutta la popolazione
nemica. Non sottoposti finora a revisione critica della loro incidenza e della
loro eticità.
Un accenno di critica comincia a farsi strada
in Germania, che ne fu speciale bersaglio nel secondo conflitto mondiale,dopo
un lungo periodo di autocensura. Dei bombardamenti
alleati, con i celebri episodi chiave della Tempesta di Fuoco di Amburgo e
dell’annientamento di Dresda. In totale, è piovuto sulla Germania un milione di tonnellate di bombe, che hanno fatto 600 mila vittime, in 131 città, alcune bombardate più volte nel corso di 400 mila incursioni. In Vietnam questo record è stato superato, senza effetto, e senza un riesame: la guerra è finita in sconfitta, ma la efficacia dei bombardamenti non è stata per questo messa in dubbio.
Nella Germania Orientale la guerra
aerea di annientamento fu subito contestata dopo la fine del conflitto, in
funzione anti-occidentale. Per lo stesso motivo il riesame critico fu omesso in
Germania Occidentale. Ora si fa strada.
Già Sebald, nella “Storia naturale della
distruzione”, 1997, poneva il problema. Addossava alla Germania di Hitler la
prima teoria della guerra aerea totale e i primi attacchi. Ma al contempo
rilevava, da anglista, lo speciale impegno della Raf negli attacchi aerei
massicci notturni, a scopo di terrore, sulle città. Sotto l’impulso di “Bomber
Harris” o “Butcher Harris”, il Macellaio, sir Arthur Harris, il maresciallo
dell’Aria della Raf, l’aviazione britannica, a capo del Comando Bombardieri.
Harris, teorico dei “bombardamenti a tappeto notturni”, a scopo di terrore, era
molto influente su Churchill, che invece sui bombardamenti dei civili aveva
riserve.
L’equivalente del maresciallo Harris fu
nel Pacifico il generale dell’Usaf, l’aviazione americana, Curtis LeMay. Di LeMay si è persa la memoria.
Il suo ex sergente George Wallace,poi governatore democratico dell’Alabama,
passato alla storia come “il perdente più influente del Novecento”, per le
quattro primarie perse a candidato presidenziale democratico, lo incluse nel
suo “ticket” elettorale come vice-presidente nel 1968, ma a nessun effetto. In
guerra fu famoso per la teoria che “non ci sono civili innocenti”. In Giappone
distrusse in sei mesi 64 città con le bombe incendiarie. Quindi e Hiroshima e
Nagasaki con l’atomica. Facendo in totale un milione di morti. Ma professando
la verità, non da cinico: “Se non vinciamo saremo criminali di guerra”.
Dei bombardamenti alleati l’Usbus, United
States Strategic Bombing Survey, diretta dall’economista J.K.Galbraith, ha
accertato a fine guerra l’inutilità militare. Distrussero le città tedesche e
gli abitanti ma non l’industria bellica, che anzi, riconcentrandosi, fu più
efficiente. Oltre, naturalmente le abbazie, in Italia e anche in Francia.
Galbraith troverà conferma nelle memorie di
Albert Speer, l’architetto di Hitler che in guerra fu anche il suo efficiente
ministro degli Armamenti: nella prima metà del 1944 la produzione tedesca di
cacciabombardieri crebbe malgrado i massicci bombardamenti quotidiani notturni.
Fu una gara ugualmente ispirata, ma le fabbriche Usa produssero di più.
I bombardamenti civili sono una novità
introdotta dalla Luftwaffe, l’aviazione tedesca. Che la esercitò in Spagna nel
1936, su Guernica. Il Blitzkrieg tedesco contro la Polonia fu soprattutto opera
dei massicci attacchi aerei – non notturni, mattutini, all’alba. Dopo qualche
mese la Luftwaffe produsse lo stesso effetto, di terrore e demoralizzazione, in
Francia, nella Francia nord-orientale, col primo fenomeno della popolazione in
fuga in massa verso le campagne, mitragliata a ripetizione. Quindi su Coventry
e Londra. E su Stalingrado.
Londra
Hitler vagheggiava di distruggerla con i bombardamenti. Nelle sue “Memorie” Speer
ricostruisce una cena alla Cancelleria nel 1940 in cui Hitler si dilunga sull’annientamento
di Londra con le bome incendiarie: “Avete mai visto una mappa di Londra? È
costruita così densamente che un solo fuoco basterebbe a distruggere l’intera
città, come fece oltre duecento anni fa. Göring appiccherà fuochi su tutta
Londra, fuochi dappertutto, con innumerevoli bombe incendiarie di un tipo
nuovo. Migliaia di fuochi. Finiranno in un’unica grande fiammata sull’intera
area. Göring ha l’idea giusta: gli esplosivi ad alto potenziale non funzionano,
ma possiamo riuscirci con le incendiarie: possiamo distruggere Londra
completamente”.
Su
Londra non successe – era già cominciato il contrasto aereo Alleato. Ma su
Stalingrado sì. Nell’agosto del 1942, poco dopo l’inizio dell’Operazione
Barbarossa contro l’Unione Sovietica, la Sesta Armata tedesca era già sul
Volga. E un attacco aereo notturno concentrato, con milleduecento bombardieri
in azione, terrorizzò Stalingrado, piena di rifugiati dalle campagne, causando
40 mila morti. Nell’entusiasmo delle truppe tedesche sulla riva opposta del
fiume.
“Le nostre città sono solo
una parte\ di tutte le città che abbiamo raso al suolo”, commenterà Brecht
nell’“Abicì della guerra”.
In nota a una delle foto,
il primo bombardamento inglese su Berlino, la notte del 10 settembre 1940,
Brecht stesso dà però la paternità-responsabilità del bombardamento
indiscriminato agli anglo-americani – Brecht, tornato da lungo e proficuo
soggiorno negli Stati Uniti a Berlino Est, condivideva la politica
anti-occidentale del governo della Germania Democratica:
“Dal 1940 all’aprile 1945
sulla sola Germania furono sganciate:
peso delle bombe in
tonnellate = 1 300 000
vittime = 500 000
percentuale delle vittime
per tonn. = 0,38”
Patto
Hitler-Stalin – Formalmente patto Ribbentrop-Molotov,
dal nome dei ministri degli Esteri di Germania e Urss, fu molto elaborato
(dettagliato), benché negoziato e concluso apparentemente di sorpresa e in
pochi giorni. E il curioso è che i suoi effetti si estenderanno durante la
guerra, a beneficio di Stalin, grazie all’accordo degli Alleati invece che di
Hitler.
A Teheran nel 1943 Churchill e Roosevelt
riconobbero a Stalin l’annessione della Polonia orientale, alla quale aveva proceduto
a partire dal 17 settembre. Invadendo la Polonia per “proteggere “bielorussi e
ucraini”. In base agli accordi Ribbentrop-Molotov.
Le direttive sovietiche per l’attacco del
17 settembre, ora pubbliche, stabilivano il 14 che l’Armata Rossa doveva
procedere a “distruggere l’esercito polacco”,
“farlo a pezzi con una offensiva fulmine”, se necessario “avanzare col
fucile e la baionetta”, nella “più giusta delle guerre rivoluzionarie”. Sul piano
diplomatico e della propaganda, invece, l’intervento si spiegava come “un aiuto
fraterno” alle popolazioni ucraina e bielorussa, e annunciavano che l’Armata
rossa veniva a “liberarle dai padroni e capitalisti polacchi”. L’1 novembre Mosca
dichiarava l’insieme della popolazione, polacchi inclusi della Bielorussia e dell’Ucraina
occidentale, e gli abitanti di Vilna cittadini sovietici.
A
luglio del 1941, come primo esito della guerra di Hitler e Stalin, la
Galizia, l’area polacca annessa all’Unione Sovietica, fu ricostituita come
quinta provincia del governatorato generale della Polonia amministrato dal
Wawel di Cracovia dal famigerato Hans Fank. Il 19 gennaio 1943 Stalin
ritornava, “a titolo definitivo”, all’incorporazione dell’1 novembre 1939.
L’incorporazione veniva riconosciuta da Churchill e Roosevelt a Teheran.
astolfo@antiit.eu
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