venerdì 21 febbraio 2020

Il senso perduto del pudore


Non c’è più. Il pudore – e non c’è nemmeno il sesso, appena uscito dalle catacombe. Non per effetto di repressioni o censure, ma piuttosto di autocensura (silenzio), al punto dell’indifferenza. All’improvviso, con l’età dell’acquario. O di internet, dove addirittura l’osceno si esibisce.
Il candidato sindaco di Parigi ricattato mentre si masturba fa notizia perché è amico di Macron ma non per la cosa - non è un eccentrico, è uno dei tanti. Il revenge porn è un crimine perché è diffusissimo, diffondere immagini spinte di qualcuno, più spesso di qualcuna, lo fanno tutti. E si condanna non l’immagine in sé, o il furto di essa, ma l’esibizione a fini ricattatori, se ci sono. Ed è difficile da dimostrare perché il ricatto è anch’esso slegato dall’osceno, difficilmente collegabile: non essendoci più osceno in luogo pubblico, resta solo da percorrere la traccia dei soldi.
L’esibizionismo è anzi di colpo diventato la norma. Non c’è altra contesa, le immagini e i messaggi circolano autoprodotti e messi in rete liberamente, con ansia anzi da prestazione. Non sono rubate, sono inviate con preghiera di diffusione – i likes  fanno aggio su tutto. 
L’impudicizia è la norma, e titolo di merito. Non c’è il pudore neppure in “senso eccezionale”, non comune - l’unico argine è il politicamente corretto, la forma suprema di ipocrisia.   
Marta vede in atto una controffensiva di bacchettoni contro l’amore libero. Ma allora per un senso del pudore come senso del desiderio. Allo stato i bacchettoni non hanno nulla da temere.
Marta Boneschi, Il comune senso del pudore, Il Mulino, pp. 204 € 15

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