“Tra
i giovani, il mismatch è ancora più
alto, con picchi del 65 per ceto, specie per specialisti in scienze informatiche,
fisica e chimica, mentre sono praticamente introvabili medici, diplomatici e
Its laureati nelle discipline Stem”, ib. - cioè, in inglese, scienza,
tecnologia, engineering, matematiche.
Nelle
economie mature si sa, non da ora, che si sopperisce alla globalizzazione, alla
perequazione mondiale dei saalri, con la specializzazione. Il lavoro si
qualifica, per mantenere una redditualità elevata – a fronte della concorrenza
imbattibile dell’Asia sulle produzioni e i servizi di massa.
Nella
specializzazione s’inquadra anche l’immigrazione. Si riqualificano le competenze
lasciando i lavori meniali o di poco
rendimento all’immigrazione. Che per questo si è moltiplicata e tende a
crescere.
Anche
questo è già noto, ed è un caso italiano come del resto dell’Europa, e del Nord
America. Dove peraltro si sopperisce a eventuali, marginali, carenze di competenze,
attraendo quelle dei paesi meno avvertiti. Tra essi l’Italia, col noto fenomeno
delle migrazioni di qualità.
In
Italia non se ne ha la percezione, e non vi è applicazione. Delle famiglie –
per le quali una laurea in “scienza” della
comunicazione o della formazione, che non si nega a nessuno, è comunque “un titolo”.
E delle istituzioni pubbliche, che dovrebbero informare e canalizzare.
Il
numero chiuso andrebbe adottato per le lauree inutili. Ma non se ne può
parlare.
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