Il vecchio testo ripercorre i
molteplici mestieri di Camilleri, fino a che non diventa Scrittore Importante –
inedito fino ai sessanta e passa anni. Di “letture gogoliane” anche lui – come
Calvino. Estimatore di Nievo – come Calvino. Infelice per l’ottusità della
critica, più che per la superficialità degli editori: per la loro incapacità di
leggere l’umorismo, come già di Swift a suo tempo a Londra, ricorda.
L’intervista è il concentrato
di molteplici conversazione in una lunga estate. È anche all’origine dei molti
miti camilleriani, di molte narrazioni su Camilleri. Per esempio l’incontro con
Robert Capa tra i templi di Agrigento nel 1943. Qui c’è anche Andreotti, che
s’impegna a procurare al giovane Camilleri un’occupazione – poi eliminato nei
successivi libri-intervista. E l’affare Montesi. A lungo si discute di cose
siciliane. Perché i siciliani sono, dicono e pensano in un certo modo. Sull’amicizia,
la donna, la diffidenza, la suscettibilità, la religiosità (dopo “Il
gattopardo” tema obbligato), il siciliano di scoglio e quello di mare aperto. E
come tutto che tocca Camilleri godibile.
F & L partono dalla
“sicilitudine”, di cui si fa nell’intervista gran parlare, derivandola dalla “negritudine”
allora in voga (oggi sarebbe tabù), per divertirsi e divertire sulle “fisse”
siciliane.
Marcello Sorgi, La testa ci fa dire, Sellerio, pp. 177
€ 13
Nessun commento:
Posta un commento