Dialetto – È la “lingua” su cui Hbo punta: dopo “Gomorra”, “L’amica geniale”. Ma un dialetto duro, inarticolato – di parole più spesso ridotte a un suono, nemmeno sillabico. Non una lingua, ma un linguaggio: della durezza. Anche di difesa, di chiusura a riccio, ma allora di sofferenza. Niente a che vedere col dialetto napoletano previo (il dialetto di Hbo è una forma di napoletano), dei De Filippo. Articolato invece, armonico, un arricchimento dell’italiano, cioè della comunicazione, nelle forme comiche e in quelle tragiche. Ora solo una forma di comunicazione veloce, e dubbia (confusa, confondente), piuttosto che aggiuntiva o arricchente. Che esclude di fatto, invece che coinvolgere. Il successo allora si spiega come un bisogno di violenza? Oppure come accettazione passiva di qualsiasi proposta, purché “forte”, decisa?
Dickinson – “Una orgogliosa cialtrona
dai giochi facili\ avara anche di
cuore”, la saluta Alda Merini in un componimento epigrammatico del “Canzoniere
di Sylvia 1986” – ripubblicato in “Confusione di stelle”. “Le lunghe sottane
nere” e “il culto velato” delle “pettinature informi” rimproverandole, “indici
di una vanità castigata oltre misura”.
Femminismo – L’ultima sua bandiera in
America – la penultima prima del #metoo – è stata la sollevazione nelle
università da parte contro gli insegnanti, anche donne, che usassero
l’intercalare “caro, cara” nel dialogo con gli studenti. Anodino, comunque
tollerato, dagli studenti ma offensivo per le studentesse, un’offesa sessuale e
quasi un’aggressione. Sigrid Nunez ne fa una storia sapida nel suo super
premiato, National Book Award e altri premi, “L’amico fedele”: la sollevazione
delle donne al corso di scrittura contro un insegnante poi suicida. Uno che era
stato in altra epoca perseguito dalle groupies,
o ragazze yé-yé, “stupide, infatuate ragazze” – perseguito nel senso di
aggredito sessualmente.
Nunez lo racconta bene, in breve, ma la
storia di vent’anni prima, “Disgrazia” di Coetzee.
Flânerie – È solo maschile? Lo
argomenta Sigrid Nunez aprendo “L’amico fedele”, p. 4: è possibile, si risponde
(fa rispondere al suo personaggio), la donna in strada deve stare in guardia,
non può andare sovrapensiero. Ma, poi, gli fa dire anche che per “la donna” c’è
un equivalente, lo shopping – “da intendersi,
nel caso, quella sorta di curiosare che le persone fanno quando non stanno cercando ci comprare qualcosa”.
È solo parigina? E solo legata ai libri,
dei bouquinistes, e quindi al
Lungosenna - bouquinistes sono,
erano, i rivenditori di libri usati, che usavano tenere le bancarelle in fila
sul Lungosenna, quando i libri avevano un mercato. Walter Benjamin ne ha fatto a lungo, inconcludente, l’anamnesi, perdendosi nei meandri di Baudelaire, che
pure era un dandy semplice, perfino
limitato – un figlio di mamma che si occupava di passare il tempo, senza
faticare.
Periferia – È il “di” d’obbligo,
nobilitante, per lo show business, di
cinema, canto, ballo, teatro, e anche luogo di riferimento – bistrot, bar – intellettuale: di periferia. Cantanti, attori, attrici, se non
sono di periferia è come se non avessero stoffa – nessuno\a a Roma viene dai Parioli,
da Prati, Trieste, Pinciano. Nemmeno più da Trastevere o Testaccio, tantomeno
dai quartieri medio e piccolo borghesi, per esempio Monteverde, da dove in gran
parte vengono e dove si sono formati, in scuole di canto, danza e recitazione pagate
dalla famiglie, complessini, teatrini.
Petmania – Una forma di compensazione?
Zadie Smith lo dice da New York, quintessenza della condizione urbana, a Luca Mastrantonio
su “7”, una compensazione alla durezza della vita in America: “Gli
animali sono un conforto: un gatto, un cane, un cucciolo è una tregua” dalle
durezze della vita quotidiana, anche della solitudine, “una distrazione dal
mondo”. E dunque anche in Italia, dove è molto diffusa?
La condizione animale c’entra poco – anzi consiglierebbe
il contrario, non la domesticità forzata, incrociata, ammaestrata.
Poesia – “Una gestazione infelice”
la vuole Alda Merini in una autointervista di cui si compiaceva (inclusa in
“Confusione di stelle”, lei che poetava piuttosto che parlare. Infelice per
essere faticosa, o per gli esiti? È come “partorire delle aquile”. Come gestante
soffrendo di “un vomito tremendo per tutte le cose”. Per aver concepito “a
volte facendo soffrire un altro”. E tuttavia per un qualche empito o bisogno di
amore – senza è l’inferno: “Quando la poesia viene generata dall’assenza o
dall’odio diventa un inutile sterpo, ma di questi doloranti sterpi è pieno
l’inferno”.
Rilke – Viene proposto in via di
beatificazione, in tema di amore. Amore dei bambini, della poesia e di Dio. Ma
lasciò la moglie a nemmeno un anno dal matrimonio e non si curò della figlia.
Vivendo a sbafo, alle cure di matrone “poetiche”. La moglie, Clara Westhoff, non era nessuno, scultrice di chiaro ingegno. La
figlia Ruth dedicherà la sua vita alla memoria e ai fasti del padre, e ai
settant’anni si ucciderà, a 71 per l’esattezza. Rilke non “era fatto per una
borghese vita di famiglia”, scrive wikipedia.
Scrivere
– È antipatico, argomenta Sigrid Nunez, “L’amico fedele”: “Se leggere effettivamente
fa crescere l’empatia, così ci dicono costantemente che succede, sembra che
scrivere la allontani un po’”.
“Nei laboratori di scrittura molte
storie cominciano con qualcuno che si alza la mattina”, nota Nunez, che ha sempre
insegnato scrittura creativa. Il vecchio diario delle elementari – “descrivi la
tua giornata”.
Simenon – Si considera sempre più,
ora anche negli Stati Uniti, oltre che in Francia e in Italia, “lo” scrittore per
antonomasia, se non per eccellenza. Avendo scritto un centinaio di romanzi a
suo nome, un centinaio con pseudonimi, e tutti best-seller, anche quando
annunciò che si metteva “in pensione” – pur industriandosi ogni giorni di fare
l’amore con una donna diversa.
Storia – L’università Roma Tre ne
impone lo studio a Fisica e Ingegneria – un corso propedeutico ai corsi
disciplinari. Fisici e ingegneri arrivano
all’università troppo ignoranti. L’esito della Grande Riforma del ministro Berlinguer
nel 1999. Del Pd dell’epoca, l’ex Pci che come i partiti Comunisti dell’ex Urss
si volle all’improvviso “amerikano” in tutto – come se negli Usa la storia non
si studiasse. E cominciò abolendo la geografia, e anche la storia, già alla
scuola dell’obbligo. Perché la modernità è tecnica – come se la tecnica fosse
un sacco di patate, non una cosa da pensare.
Tutankhamon – Il “re di secondaria
importanza” - “la Lettura”- fa il giro del mondo. O “faraone fanciullo” - id. -
salito al trono a otto anni, morto a diciannove. Con i 5.400 reperti della sua
tomba si fanno mostre dappertutto, in Europa, Australia, Giappone, Stati Uniti.
Di una tomba forse “improvvisata”, spiega Livia Capponi, alla morte inattesa,
“forse destinata a membri della corte”. Ma che dire dello splendore degli
oggetti, che illuminavano il museo del Cairo dietro l’Hilton di Ghezira – dove
erano raggruppati e dove torneranno, seppure in altra sede - anche nella
stagione grigia della guerra contro Israele, dietro i muri di sacchi anti-aerei
alle finestre? Cosa dovevano contenere le altre tombe, di faraoni e dignitari
morti in età, dopo vite importanti di successi? Quanti tesori sono stati
rubati, nelle camere mortuarie dei faraoni e dentro le piramidi, e si trovano
dispersi nel mondo? Quanta storia è ancora da scrivere, malgrado il tanto
parlare dell’Egitto dei faraoni.
letterautore@antiit.eu
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