L’antologia
è peraltro più di “saggezza” che di erotismo, e non di qualità. Non c’è molto
da aspettarsi da Laclos, Bachaumont, Crébillon, Latouche, Nerciat, Mairobert,
Mirabeau, Sade. Ma anche da Diderot? L’effetto è di denudare il Settecento
francese, dopo la morte di Luigi XIV. Dalle malizie rosa di Boucher e Fragonard
alle “dure e coraggiose verità” (Croce? così dice Reim) di Sade è il secolo del rococò, “l’epoca d’oro del
libertinismo erotico” (Reim). E dell’illuminismo.
Il
libertinismo finisce così nel suo contrario, argomenta Reim, nell’illibertà.
Col supporto di Giovanni Macchia, il francesista principe oggi dimenticato, che
lo trova “ingabbiato nella necessità della natura”. E di Piovene, a proposito
di Sade: “L’ultimo esito della coerenza è la disperazione della ragione”. Ma
non solo di Sade: Diderot apodittico, fuori dall’argomentazione, suscita solo
disagio.
La
lettura finisce per essere “vera”al contrario: non un’apologia ma una
denuncia. La sezione conclusiva, “Riflessioni politiche e morali”, è di un’indigenza
ridicola. La sezione “Donne”, che apre la raccolta, è solo imbarazzante.
Diderot c’è poco in questa sezione, ma è il peggiore: “Le donne, per la maggior
parte, sono senza carattere; sono mosse con violenza da tre cose: l’interesse,
il piacere e la vanità”; “l’incostanza offre una serie di piaceri ignoti a chi
è davvero innamorato”; “le donne oneste sono davvero rare, rare all’eccesso”.
Riccardo
Reim (a cura di), Aforismi proibiti e
libertini, Newton Compton, pp. 167 € 5
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