domenica 16 febbraio 2020

L’illuminismo alla prova donna

Una raccolta del 2008, appena ieri, che sembra remotissima. Un manuale preistorico: si leggono a Millennio inoltrato le massime e le spiritosaggini libertine come una raccolta strana, forse per ridere. Il “comune senso del pudore” c’è sempre nel codice penale, per misurare l’“osceno”, ma a nessun fine pratico, giusto per connotare, al caso, che cosa è osceno, e che cosa è pudore, ma non per sanzionare e punire – una legge non normativa.
L’antologia è peraltro più di “saggezza” che di erotismo, e non di qualità. Non c’è molto da aspettarsi da Laclos, Bachaumont, Crébillon, Latouche, Nerciat, Mairobert, Mirabeau, Sade. Ma anche da Diderot? L’effetto è di denudare il Settecento francese, dopo la morte di Luigi XIV. Dalle malizie rosa di Boucher e Fragonard alle “dure e coraggiose verità” (Croce? così dice Reim) di Sade è il  secolo del rococò, “l’epoca d’oro del libertinismo erotico” (Reim). E dell’illuminismo.
Il libertinismo finisce così nel suo contrario, argomenta Reim, nell’illibertà. Col supporto di Giovanni Macchia, il francesista principe oggi dimenticato, che lo trova “ingabbiato nella necessità della natura”. E di Piovene, a proposito di Sade: “L’ultimo esito della coerenza è la disperazione della ragione”. Ma non solo di Sade: Diderot apodittico, fuori dall’argomentazione, suscita solo disagio.
La lettura finisce per essere “vera”al contrario: non un’apologia ma una denuncia. La sezione conclusiva, “Riflessioni politiche e morali”, è di un’indigenza ridicola. La sezione “Donne”, che apre la raccolta, è solo imbarazzante. Diderot c’è poco in questa sezione, ma è il peggiore: “Le donne, per la maggior parte, sono senza carattere; sono mosse con violenza da tre cose: l’interesse, il piacere e la vanità”; “l’incostanza offre una serie di piaceri ignoti a chi è davvero innamorato”; “le donne oneste sono davvero rare, rare all’eccesso”.
Riccardo Reim (a cura di), Aforismi proibiti e libertini, Newton Compton, pp. 167 € 5

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