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lunedì 17 febbraio 2020

L’Ue a tre con Londra sulla Libia, e senza l’Italia


Si chiude la conferenza per la sicurezza a Monaco con un nulla di fatto sulla Libia. Il blocco della vendita di armi, come richiesto dall’Italia per facilitare un cessate il fuoco, interinato dalla conferenza di Berlino sulla Libia a metà gennaio, ha incontrato solo adesioni formali: le vendite  continuano massicce, ha documentato il Rappresentante dell’Onu per la Libia. Da parte di Turchia, Emirati Arabi ed Egitto, che le acquistano  anche in Gran Bretagna e Francia.
Le forniture britanniche e francesi si distinguono perché provengono da due paesi che, con la Germania, costituiscono l’E 3, una sorta di supercomitato europeo. Costituito quindici anni fa nel quadro del negoziato multipolare sulla Bomba atonica iraniana, e poi eretto a foro ufficioso delle politica estera e di difesa della Ue.
L’E 3 è una delle tante asimmetrie Ue. La quale è rigidamente, eccetto che per le cose sostanziali: l’asse franco-tedesco e l’E 3. C’è ancora un’Europa a 3, malgrado la Brexit, l’uscita e festeggiata della Gran Bretagna dalla Ue. Che a dicembre, al vertice Nato di londra, ha discusso della Libia con la Turchia, ma senza l’Italia.
A Monaco il governo tedesco, in rotta parziale con Parigi sul futuro dell’Unione, e senza più la sponda inglese, ha aperto all’Italia. Proponendo e decidendo che il prossimo riesame dell’itinerario di pace in Libia deciso a Berlino a metà gennaio si tenga a a marzo a Roma. Ma niente sulla sostanza: il blocco delle forniture di armi, le pressioni economiche sui contendenti.

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