Si chiude la conferenza per la
sicurezza a Monaco con un nulla di fatto sulla Libia. Il blocco della vendita
di armi, come richiesto dall’Italia per facilitare un cessate il fuoco,
interinato dalla conferenza di Berlino sulla Libia a metà gennaio, ha
incontrato solo adesioni formali: le vendite continuano massicce, ha documentato il
Rappresentante dell’Onu per la Libia. Da parte di Turchia, Emirati Arabi ed
Egitto, che le acquistano anche in Gran
Bretagna e Francia.
Le forniture britanniche e francesi si
distinguono perché provengono da due paesi che, con la Germania, costituiscono
l’E 3, una sorta di supercomitato europeo. Costituito quindici anni fa nel
quadro del negoziato multipolare sulla Bomba atonica iraniana, e poi eretto a
foro ufficioso delle politica estera e di difesa della Ue.
L’E 3 è una delle tante asimmetrie Ue.
La quale è rigidamente, eccetto che per le cose sostanziali: l’asse franco-tedesco
e l’E 3. C’è ancora un’Europa a 3, malgrado la Brexit, l’uscita e festeggiata
della Gran Bretagna dalla Ue. Che a dicembre, al vertice Nato di londra, ha
discusso della Libia con la Turchia, ma senza l’Italia.
A Monaco il governo tedesco, in rotta
parziale con Parigi sul futuro dell’Unione, e senza più la sponda inglese, ha aperto
all’Italia. Proponendo e decidendo che il prossimo riesame dell’itinerario di
pace in Libia deciso a Berlino a metà gennaio si tenga a a marzo a Roma. Ma
niente sulla sostanza: il blocco delle forniture di armi, le pressioni economiche
sui contendenti.
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