La crisi in Turingia, dove la Cdu
locale aveva imbarcato al governo la destra Afd, scelta sconfessata da Angela
Merkel, ha posto subito il problema che divide il partito, e la coalizione con
la Csu, da alcuni anni. Da quando l’Afd, partito di destra costituzionale, è
cresciuto, a spese della Cdu e della Csu. Partiti la cui funzione politica
nella storia ormai lunga della Repubblica Federale è sempre stata di recuperare
e ammortizzare le derive a destra dell’elettorato.
Trent’anni fa (meno dieci mesi) Angela
Merkel liquidava secca il suo padrino politico Helmut Kohl, sulla base della
“questione morale”. Ora si cerca un’alternativa a Merkel da destra. Altrettanto
secca: la preoccupazione, quasi la rabbia, nel suo partito è forte.
Le dimissioni della presidente del
partito Kramp-Karranbauer, successora designata alla Merkel dalla stessa
Merkel, è un primo passo. L’obiettivo è la cancelliera.
Angela Merkel aveva appena steso col
“Financial Times” il 15 gennaio in forma di colloquio (reperibile sul sito del
giornale e su quello della cancelleria) un bilancio sereno dei suoi governi.
Specie in chiave economica e internazionale. Ma la sua immagine si identifica
con posizioni di sinistra. Da ultimo, 2015-2016, sulla questione degli
immigrati, percepita in Germania come in Italia, come una minaccia. E più in
generale, sul diritto di famiglia, sulla questione energetica (carbone e
nucleare), sullo scarso ruolo internazionale.
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