Un testo pubblicato nel 1883,
anonimo, ignorato, riscoperto nel 1920, dopo Einstein e la quarta dimensione - il tempo. Abbott spiega il mondo a tre dimensioni, in attesa di una ancora
ignota ma possibile quarta dimensione, immaginando il mondo a due dimensioni,
in attesa di spessore. Il mondo bidimensionale è di “Linee Rette, Triangoli,
Quadrati, Pentagoni, Esagoni e altre figure geometriche”. Una superficie piana,
come una carta geografica, su cui le persone sono geometrie piatte, scivolano
senza incontrarsi, senza sovrapporsi o urtarsi. Il narratore stesso è una di
queste figura, un Quadrato.
Una lettura noiosa, dopo la
prima meraviglia. Che però Calvino, “Come scrivere chiaramente” (in “Una pietra
sopra”), dice suo personale modello, d’inventio
e di ordine o modo di scrittura. E oggi evoca un senso oscuro di realtà – forse
per questo è il libro con più edizioni in contemporanea: oltre che nella Bur, ultima della serie, da Adelphi (con una seconda edizione, traduzione di Federica Oddera e
introduzione di Claudi Bartocci, dopo quella di Masolino D’Amico e Manganelli
nel 1966), Feltrinelli, Einaudi, Bollati Boringhieri tra le case maggiori. Proponendo
non una fantasia, o un divertimento mentale, freddo, ma un modo di essere. E
non uno eccentrico o marginale, ma comune. Di un’esistenza oggi connotata o
determinata dai non luoghi e dall’isolamento, nell’epoca che pure si vuole della Comunicazione e del
Grande Mercato. Nel mutismo se non nel silenzio, e
nell’impossibilità-incapacità di rapporti. Nei luoghi a questo funzionali: la
stazione ferroviaria, l’aeroporto, il centro commerciale, l’ikea,
l’ipermercato. Ma anche in quelli ristretti e quasi personali: l’automobile, il
bus urbano, il droghiere sottocasa sempe aperto, il bar o il tabaccaio, il
pianerottolo, la stessa abitazione, e finalmente internet, che sul telefonino ci segue ventiquattro ore fedele - ci insegue accanito?
La lettura diventa a questo
punto coinvolgente, come una minaccia. Il mondo piatto è ordinato secondo una
gerarchia rigida. La casta più vile, delle donne, è ridotta a semplici righe,
con un occhio in punta, tanto da diventare invisibile - basta alle donne
girarsi per svanire. Il rango e la posizione nella scala gerarchia dipendono
dal numero di lati. I soldati sono triangoli isosceli. I sacerdoti dei circoli
quasi perfetti. Le passioni non sono assenti, ma unidirezionali – avventate,
intolleranti.
Con un lieto fine, ma amaro.
Quadrato finisce perseguitato come eretico e pazzo. Ma non prima di avere
incontrato una sfera, un extraterrestre proveniente da Spacelandia, il mondo a
tre dimensioni. La novità lo porta a ipotizzare un mondo a più dimensioni, che
c’è ma aspetta di essere scoperto.
Storicizzando, il libello
sarebbe una satira della società vittoriana.E uno sberleffo al riduzionismo
positivista. Abbott era di professione pedagogo, di una certa fama. Membro di
una commissione di studio creata per rinnovare l’insegnamento della matematica,
allora badata sulla geometria euclidea. Un racconto distopico, ma anche
pedagogico.
Tradotto da Flavio Santini
con introduzione di Massimo Marchiori.
Edwin A.Abbott, Flatlandia. Storia fantastica a più
dimensioni, Bur, pp. 130 € 10
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