mercoledì 4 marzo 2020

Il crac


Si disperde la risposta del governo e dei media all’epidemia attraverso una selva di provvedimenti tampone, sanitari ed economici. Ma la realtà, in parte già manifesta in parte dai chiari segni, è di una recessione profonda. Non di uno zero virgola: di una grande ricchezza già perduta. Di cui la spia è il crollo della Borsa, ma di altra natura - non di grida di Borsa ma di sostanza.
L’Italia è un’economia che vive dell’integrazione internazionale, per esportazioni e turismo. Che sono entrambi, in nemmeno dieci giorni, in crisi conclamata, per difetto o cancellazione di ordinativi. Questo ha già colpito le industrie più consolidate, a partire da Fca. E porterà – inevitabile – alla liquidazione di chi era in crescita, per i debiti di pagare mentre gli ordini sono crollati o cessati. Una catena di fallimenti che colpirà di nuovo le banche, appena uscite dagli insoluti del 2008.    
Il silenzio su questa crisi è un fattore concorrente. Viene giustificato con la necessità di non creare panico, ma è solo una copertura del malgoverno.

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