mercoledì 25 marzo 2020

Il mondo com'è (399)

astolfo


Decoupling – Disaccoppiamento: si intende della concezione oggi mondialistica (globale) della produzione in un particolare aspetto, la connessione stretta fra l’Occidente (Europa e Stati Uniti) e la Cina.
L’interconnessione è stata multitudinale e molteplice negli ultimi quarat’anni, applicata a tutte le produzioni. In quadro multilaterale universale. Con poche eccezioni, determinate da sanzioni  specifiche, a carico della Russia, dell’Iran, della Birmania e di Cuba, ma non coattive, e non senza eccezioni – la Cina non è obbligata dalle sanzioni occidentali contro la Russia, eccetera. Ci sono investimenti di tutto il mondo in Cina, in India e ovunque, in Asia, in America Latina, eccetera, e investimenti cinesi, indiani, latino americani e di ogni provenienza, negli Stati Uniti e in Europa.
La Cina, in particolare, cui fanno capo le cosiddette “catene del valore” o intrecci produttivi di tutto il mondo in tutti i settori, meccanico, chimico, informatico, è protagonista e fulcro dell’interconnessione, della globalizzazione. Assurta a questa posizione quale fornitrice di un Occidente mandatario, di un committente-partner europeo o americano:  un gigantesco laboratorio di lavorazioni per conto. Ora i ruoli si soro erosi, e in molti punti rovesciati, anche sensibili. Soprattutto nei tre punti di massimo sviluppo produttivo e di servizio al centro della decade 2020:  mobilità elettrica, elettronica e comunicazione (Ict), intelligenza artificiale. E l’Occidente comincia a rifarsi i conti. L’America di sicuro. L’America di Trump, ma anche senza Trump.

Si è cominciato a parlare di “decoupling” negli Stati Uniti durante la seconda presidenza Obama.
In Europa invece no. Almeno nell’ottica di Angela Merkel – che è anche l’unico leader europeo che si pone il problema. Nell’intervista-manifesto al “Financial Times” il 15 gennaio, prima del coronavirus, la cancelliera tedesca è stata tassativa: “Consiglierei di non guardare alla Cina come a una minaccia semplicemente perché è un successo economico. Come in Germania, la crescita in Cina è largamente basata sul duro lavoro, la creatività e l’abilità tecnica. Bisogna solo assicurare relazioni commerciali leali”. La Cina è ora un concorrente, ma “vogliamo noi, in Germania e in Europa, smantellare tutte le interconnesse catene di valore globali per questa concorrenza? L’isolamento completo dalla Cina non può essere la risposta”.”  
Due mesi dopo Ursula von der Leyen, che Merkel ha nominato alla presidenza della Commissione europea a Bruxelles, pur senza citare il “decoupling”, ne ha posto però le basi. Individuando come prospettiva per l’Europa, durante i quattro anni della sua gestione del governo europeo, la sfida alla Cina in materia di circolazione elettrica e Ict.
La questione non è stata sollevata da altri governi europei. Quello francese di Macron e i due governi Conte puntano al contrario ancora molto su una comune piattaforma produttiva con la Cina. La Cina, dal canto suo, continua a prospettare il mercato unificato come d’interesse di tutte le parti, anche degli Stati Uniti, con i quali continua a collaborare. Pretendendo di eliminare dalla collaborazione ampliata ogni connotazione politica, o di potere mondiale, benché sia a regime comunista, teoricamente antitetico al capitalismo.

Eugenetica 1 – Una disciplina scientifica innocua, e anzi benefica, proponendosi il miglioramento della razza mana, in realtà base del razzismo biologico, della diversità razziale. Teorizzata da Francis Galton, lo psicologo inglese che è un po’ il padre della psicologia contemporanea. Che ne aveva post le basi in vari lavori, e il termine propone nel 1883. Sulla base dell’evoluzionismo di specie di Darwin (i due erano cugini) e del parallelo evoluzionismo etnoantropologico di Comte in Francia.
In questo quadro progettò la misurazione dell’intelligenza - i quozienti intellettivi - elaborando i primi test. Nel tentativo di dimostrare l’ereditarietà dell’intelligenza, che correlava alle capacità sensoriali di ciascun individuo. Molti metodi e strumenti elaborò - oltre che in fatto di psicometria, per misurare l’intelligenza - per misurare l’udito, la qualità della percezione visiva, dei colori, delle forme, la capacità di reazione alle luci e ai suoni, la classificazione delle impronte digitali. Avviò anche gli studi sulla formazione delle immagini mentali, e inventò i test delle associazioni verbali, che saranno poi adattati all’insegnamento nelle scuole infantili ed elementari.
La sua attività di ricerca Galton inquadrava in un disegno eugenetico, di miglioramento della specie umana. Che fu presto assunta, da lui stesso per primo, a criterio gerarchico e selettivo, dal più al meno, e dal meglio al cattivo. All’interno della specie. A fini migliorativi ma selettivi.
Specialmente impressionato fu Galton, alla pubblicazione dell’“Origine della specie”, 1859, dal capitolo sull’allevamento degli animali domestici, che lo indurrà a specializzarsi nello studio delle variazioni delle capacità umane – “Il problema allora mi si pose: non potrebbe la razza umana essere allo stesso modo migliorata? Non si potrebbe liberarsi degli indesiderabili e moltiplicare i desiderabili?” Si convinse presto che le capacità mentali e fisiche, come quelle delle piante e degli animali descritte da Darwin, erano in gran parte ereditarie. Dieci anni dopo produceva un “Hereditary Genius”, su questo principio: “Facciamo quanto possiamo per incoraggiare la moltiplicazione delle razze meglio adatte a inventare, e a conformarvisi, una civiltà elevata e generosa, e non, per l’istinto sbagliato di sostenere il debole, di ostacolare l’avvento di forti e coraggiosi individui”. Si preoccupava dei matrimoni tardivi, con pochi bambini, dei “britannici eminenti”. Spiegava che bisognava incoraggiare con incentivi finanziari i matrimoni precoci tra giovani in buona salute e mentalmente forti, e scoraggiare la riproduzione dei “deboli di mente”. Per il bene dei soggetti interessati ma anche della società.
Galton scrisse pure un romanzo dell’eugenetica, “Kantsywhere”, che non riuscì a pubblicare, morendo nel 1911. Gli eredi ne distrussero i manoscritti, ma non del tutto. In esso, dai frammenti pubblicati, arguiva contro la sensibilità e l’emozione. Un futuro prospettando di una umanità rigenerata non su criteri morali, di lealtà, compassione, condivisione, ma di capacità tecniche e intellettive, su basi individuali. Galton fu molto apprezzato, in vita e in morte, se non per l’eugenetica, per gli studi sulla ereditarietà intellettiva. mori molto apprezzato.   

Furono inglesi un secolo fa le basi del razzismo biologico, il razzismo che ha imperversato in Occidente fra le due guerre mondiali. Furono poste nel secondo Ottocento in Gran Bretagna da Galton per quanto attiene lo “sviluppo” intellettuale. Col conforto indiretto dello stesso Darwin, che nel 1871, nel trattato “La discendenza dell’uomo”, scriveva: “Noi civilizzati… facciamo del nostro meglio per controllare il processo di eliminazione: costruiamo ricoveri per gli imbecilli, gi storpi e gli ammalati… In questo modo i membri deboli della società si propagano”.

Queste idee furono poi propagandate in Germania da Houston Stewart Chamberlain, uno scrittore inglese che vi fu popolarissimo. Al punto da meritarsi un matrimonio in casa Wagner, con Eva von Bülow, figlia di Richard e Cosima – quando questa risultava ancora moglie di Hans von Bülow: supremo privilegio, benché Eva fosse una zitella ultraquarantenne.
Ma, sulle basi poste da Galton, l’eugenetica fu disciplina e pratica soprattutto americana. Hitler mediò il razzismo del “Mein Kampf” e la teoria della razza pura (prodroma della Aktion 4, l’eliminazione dei down) dalle cronache americane.
(continua)

Matrimonio dei preti - I cristiani nei primi tempi eleggevano alle cariche solo gli am­mogliati. Sull’esempio di molti santi, primo san Pietro, che avevano scelto il matrimonio come condizione più onesta.


astolfo@antiit.eu

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