“Questa è una
guerra. È come se fossimo stati invasi dagli alieni”. È la sintesi un un
economista americano, Kenneth Rogoff, che nel 2007 ci aveva azzeccato
nell’analisi e il decorso della crisi bancaria, e ora non trova il filo, se non
questo. Dove però gli alieni sono tra noi, a capo di tutte le “catene di
valore”, di tutte le catene produttive, tradizionali e innovative, per costi,
qualità, e anche tecnologia, innovazione.
La Cina è uscita
dall’epidemia in un mese o poco più, e manda fuori medici e medicine. È il
“soft power” cinese, che si presenta col sorriso, generoso: commercio, consumi,
lavorazioni per conto, e investimenti, investimenti, investimenti. Un forziere inesauribile. Se necessario con capitali pubblici e comunque con la protezione
litica.
Un potere soft ma accorto. Il Covid-19 è diventato
epidemico perché in Cina era “sfuggito” l’86 per cento dei casi quando Wuhan fu
isolata, il 23 gennaio. Era sfuggito a una struttura di comando e controllo a
cui non sfugge niente. Senza complotto naturalmente – né creazione in
laboratorio del virus: è il mondo così com’è.
“Cecinesi”,
raccontava una vecchia barzelletta toscana sugli abitanti di Cecina in
provincia di Livorno, reputati per poco vispi, che così interpellati da un
comiziante (in toscano “c’è i cinesi”), scapparono via. Ora i cinesi ci sono
davvero, anche in forma di virus, ma bisogna tenerseli. Le “catene di valore”
altrimenti si ridurrebbero, gli affari.
Nella contesa fra
Stati Uniti e Cina per la leadership mondiale, il partito Comunista cinese
viene senz’altro al primo posto, col soft
power degli affari. Le “catene di
valore” come catene di comando.
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