Si
disse lo stesso nella crisi del 1007-2008, dopo la quale invece nulla cambiò.
Ma quella era un crisi in circolo ristretto, tra banche e banchieri centrali. Che
se la sono risolta addossandone i costi agli Stati, senza per nulla
sanzionarsi, né mutare le regole. Ora questo non è possibile.
Per
una reazione popolare - Trump, outsider della politica, lo è per molti aspetti
anche degli affari (banche e fondi). Per una reazione istituzionale, guidata ancora
dagli interessi costituiti, ma non puramente finanziari (speculativi). Una reazione
si prospetta necessaria da troppi pulpiti: il Congresso, i Comuni, i centri
studi, i gruppi d’interesse. E con la recessione globale indotta dal
coronavirus diventa probabilmente necessaria, e forse possibile.
Il laissez-faire è britannico (classista),
cioè inglese e americano. E negli Usa e in Gran Bretagna uscirà dalla crisi con
le ossa rotte, essendo già indebolito. Anche perché sprovvisto delle salvaguardie
pubbliche che gli altri paesi occidentali, in qualche modo, si sono preservati.
Nel
2007-2008 il raddrizzamento non fu fatto perché i soggetti interessati erano
gli stessi che avevano imposto la crisi. Oggi non sono gli affari i primi
attori, ma l’opinione: dopo il blocco produttiva, che sicuramente sarà lungo, le
macerie saranno tante che procedere come prima sarà impossibile.
Nessun commento:
Posta un commento