mercoledì 18 marzo 2020

La guerra fredda tecnologica


Passato la pandemia, non sarà più lo stesso nel mercato globalizzato. La questione del G 5, e del predominio tecnologico e commerciale di Huawei è solo l’inizio di una controffensiva. Che si estenderà a tutte le “catene di valore” o catene produttive.
È strano ma non può non essere. È strano che la Cina comunista difenda l’ortodossia liberista, mentre l’Occidente, gli Stati Uniti soprattutto, la attaccano e la limitano. Ma è solo l’esito del soft power cinese, la via sorniona con cui Pechino ha portato il suo miliardo e mezzo di consumatori-lavoratori a basso costo a dominare la produzione mondiale.
Trump non è il pazzo delle cronache compiaciute – specie italiane: ha posto un problema. Con mezzi discutibili, ma non in urto con  gli interessi americani e anzi in linea con lo “Stato profondo”, la continuità istituzionale. Von der Leyen lo ha messo in chiaro, senza la iattanza di Trump: nella  tecnologia informatica o comunicazione digitale, e nell’economia dell’ambiente, a partire dall’auto elettrica, l’Europa vuole e deve sfidare la posizione cinese dominante – un (semi)continente da mezzo miliardo di persone, non può impoverirsi o scomparire.
Semplice: è una “guerra” per la sopravvivenza, prima che per il controllo dei mercati. Si discute sul come, ma non si mette in dubbio la revisione della divisione del lavoro quale si è venuta configurando in questi due decenni del Millennio, quanto Europa e Stati Uniti si sono concentrati sul terrorismo. Nell’era tecnologica il rischio è concreto di vedere soccombente e impoverita la meta del mondo finora più ricca, e questo non è possibile.
La Germania, la stessa Merkel per una volta decisa e precisa, vuole anch’essa riformare il multilateralismo. Non rimetterlo in discussione, poiché ne è stata, dopo la Cina, la maggiore beneficiaria, con la meccanica (automobili, macchine utensili) e la chimica. Ma ora non più che il digitale e l’intelligenza artificiale prendono il sopravvento. Dove la Cina ha accumulato un forte capitale, effetto de.la programmazione, che il regime ha messo a profitto, e delle risorse finanziarie pubbliche illimitate.

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