Sembrerebbe una fake news ma non lo è. Sembrerebbe uno scherzo ma non lo è. La prof.ssa
è la presidente della Siaaarti, Società italiana di Anestesia, Anelgesia,
Rianimazione, Terapia Intensiva. Dei medici oggi in prima linea contro il
virus. E parla con un comunicato ufficiale della Società. Il cui punto
principale è la distinzione, “da un punto di vista etico oltre che clinico:
quali pazienti sottoporre a trattamenti intensivi quando le risorse non sono
sufficienti per tutti”. Il documento, spiega la stessa Siaaarti, “privilegia la
«maggiore speranza di vita»: questo comporta di non dover necessariamente
seguire un criterio di accesso alle cure intensive del tipo «first come, first
served»”.
L’appello suona specialmente sinistro perché
gli anestesisti sono i medici della “buona morte”, quella indotta come cura. E
riporta a una tradizione che si penserebbe estinta da millenni, quella di
uccidere i vecchi.
Non
una novità. In Germania da almeno tre decenni non si operano di tumore gli
ultrassettantacinquenni, per economizzare. Sulla traccia aperta ormai un secolo
fa da due personalità molto liberali – oggi si direbbero di sinistra: Alfred
Hoche e Karl Binding, un medico e un giurista, pubblicavano nel 1920 un “Via
libera all’annientamento della vita priva di valore vitale”. Un volumetto che è
quasi una guida, spirituale e materiale alla “buona morte”.
Ma in Germania la pratica non è
dichiarata. La Siaaarti lo fa, richiamando un’antica usanza.
Uccidere
i vecchi
Sull’esigenza di liquidare i vecchi c’è
una pagina precisa nel romanzo di Astolfo, “La gioia del giorno”:
“Abbie
Hoffman e Jerry Rubin propongono di uccidere i padri e cancellare all’anagrafe chi compie trent’anni -
l’età è discriminante, ai tavoli negoziali
operai-studenti oltre che a mensa all’università. Un governo
vogliono di Roboam, dove, dice la Bibbia,
i giovani comandano sui vecchi. Un limbus patrum. La vecchia
pratica degli svedesi trogloditi, dei
nomadi dell’antico Egitto, dei
sardi, di uccidere gli anziani a colpi di clava o pietra. “Tra l’antichissima
popolazione di Sardegna, i sardi o sardoni, vigeva l’uso di uccidere i vecchi”,
spiega Propp, l’analista delle fiabe”, “e
mentre uccidevano i vecchi, ridevano sonori”. Alcune tribù del Brasile uccidevano gli
infermi. I massageti e i derbicciani
gli ultrasettantenni.
I càtari pii di Monforte d’Alba o Asti
le endura abbreviavano alla fine, i
suicidi dei saggi anziani per digiuno, per evitare loro i patimenti
dell’agonia. Gli abitanti dell’isola di Choa, dove l’aria pura dà lunga vita,
ci pensavano invece da soli: prima dell’ebetudine o la malattia i vecchi
prendevano la papaverina o la cicuta. Analogamente l’eschimese che, prossimo
alla fine, inutile alla famiglia, esce dall’iglù e si perde nel pack. Fra i batak di Raffles,
esploratore fededegno, che sarebbero i dagroian di Marco Polo, i vecchi erano
mangiati: “Un uomo che sia stanco di vivere invita i figli a divorarlo nel
momento in cui il sale e i limoni sono a buon mercato”. Limbus patrum,
o sinus Abrahae, è nella scolastica il posto sottoterra, non
paradiso né inferno, dove chi ben meritò in base al futuro Nuovo Testamento,
patriarchi, profeti, restò fino alla vittoria di Cristo su Satana, distinto dal
limbus infantum, dei neonati non battezzati. Il consiglio di
Roboam è nel libro dei Re”.
Resta
il problema di deterrminare l’età giusta – sempre da Astolfo, “La gioia del
giorno”:
“Nietzsche
afferma che ognuno fa la filosofia caratteristica della sua età, l’età
anagrafica. Una filosofia, quindi, della maturità e una di gioventù – e
dell’infanzia? Ma l’età può non essere quella anagrafica, del numero degli
anni. Il prezioso Cerruti-Rostagno, il vocabolario della
scuola media, il primo, calcolava
sei età: infanzia fino ai sette anni, fanciullezza fino ai dodici, adolescenza
fino ai diciotto, giovinezza fino ai trenta, virilità fino ai cinquanta, e
oltre, improvvisamente, vecchiaia. La tendenza va a semplificare, con un’età di
mezzo e una terza età, il resto come se fosse fuori del tempo. Una volta si era
tassonomici: i venticinque anni
erano richiesti per la maggiore età in Italia fino alla prima guerra, eccetto
che per fare la guerra: chi si sposava di ventiquattro doveva esibire un paio
di tutori. I turkmeni tuttora
prolungherebbero l’adolescenza ai venticinque, dopo una infanzia stiracchiata
fino ai dodici, e la gioventù ai trentasette. Possono così oziare la metà della
vita, e l’altra metà godersela: la maturità è breve, dodici anni, fino ai
quarantanove. Dopodiché diventano profetici per dodici anni, fino ai 61,
ispirati fino ai 73 e saggi fino agli 85. Passati gli 85 possono morire. Anche
i romani antichi avevano sette età, e se la prendevano comoda come i turkmeni,
spostando l’età attiva verso i quaranta”.
Eutanasia
eugenetica
L’avviso della Siaaarti. minimizzato e
anzi occultato in Italia, nelle pur interminabili maratone mediatiche sul
virus, è ripreso in grande dai media Usa, dove è forte la teoria (e forse la
pratica) della “buona morte”, o “morte misericordiosa”, in greco eutanasia – la
morte con una spintarella, medica. Nella tradizione eugenistica, ormai secolare,
della purezza della razza. Opera dell’avvocato Madison Grant, che la teorizzò
in “The passing of the Great Race” - non di una corsa, automobilistica o
podistica, ma della “razza grande”, nordica – nel 1916, e la mise in pratica promuovendo una serie di leggi: per l’immigrazione negli Usa, restrittiva per i latini,
gli slavi e gli asiatici neri; contro la misgenation,
i matrimoni interraziali; e per la “morte misericordiosa” dei poveri. Con
l’amico e socio Theodor Roosevelt, poi
presidente Progressista e Nobel per la pace, col quale fondò nel 1895 la New
York Zoological Society, al fine di bloccare l’emigrazione dall’Est e Sud
Europa e sterilizzare gli immigrati da quelle zone: italiani, iberici,
balcanici.
Il blocco divenne legge, e la sterilizzazione fu libera fino a tutti
gli anni Venti, fino a che la Depressione non la rese onerosa. La
sterilizzazione dei poveri fu invece coatta e si praticò su larga scala,
diecimila casi nella sola California. Il giudice Oliver Wendell Holmes jr.,
pilastro del liberalismo americano, e per trent’anni della Corte Suprema, fino
ai suoi novant’anni, la autorizzò nel 1927, quando di anni ne aveva 86, anche
per i “mentalmente disabili”. Bisogna temere i vecchi?
Le
leggi americane in tema di immigrazione, razze, procreazione e “buona morte” furono
studiate da Hitler, prima di varare le leggi razziali di Norimberga, contro gli
ebrei e altre minoranze, e la Aktion T 4, per l’eliminazione indolore dei
minorati, fisici e mentali. Molto “Mein Kampf” si rifà esplicitamente a “The passing of the
Great Race”. Nell’autunno del 1935, dopo l’emanazione delle leggi di
Norimberga, una delegazione tedesca di 45 professori di diritto sbarcò a New
York per approfondire le leggi selettive americane, accolta con grandi
onori.
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