venerdì 13 marzo 2020

La scommessa perduta di Prometeo

Nell’Ipernéfelo (mondo sopra le nubi) di Giove, il collegio delle Muse bandisce un premio, invitando a partecipare “tutti gli Dei maggiori e minori”, per il “ritrovamento più bello e più fruttuoso”, indifferentemente “dipinto, scolpito, inciso, gittato (colato in una forma)”. I voti vanno a Bacco per l’invenzione del vino, a Minerva per quella dell’olio, e a Vulcano per la pentola di rame. I tre però si defilano, hanno altro di cui occuparsi. E sono per questo ulteriormente apprezzati, dai giudici e dal pubblico. Eccetto che da Prometeo, concorrente deluso, che si era proposto in quanto creatore del genere umano.
Prometeo se ne lamenta con l’amico Momo. Che però, dio dello scherno, lo sfida a provare il suo primato. Prometeo accetta, si fa una scommessa, e i due cominciano a perlustrare il mondo. Partono dal mondo nuovo, e ci trovano i cannibali. Non meglio va nel mondo antico: le donne si bruciano o sono bruciate per onorare gli uomini.  “Avresti tu pensato”, celia Momo con l’amico Prometeo, “quando rubavi con tuo grandissimo pericolo il fuoco dal cielo per comunicarlo agli uomini, che questi se ne prevarrebbero, quali per cuocersi l’un l’altro nelle pignatte, quali per abbruciarsi?”
Non meglio va “dagli inciviliti”, presso i quali Prometeo infine propone di provare la sua pretesa. A Londra, dove scendono, è il caso di un uomo che ha ucciso i figlioletti e si è ucciso. Momo decide comunque di “congratularsi con Prometeo sopra i buoni effetti della civiltà”. Ma Leopardi taglia corto: “Prometeo lo prevenne; e senza curarsi di vedere le due parti del mondo che rimanevano, gli pagò la scommessa”.  
Uno dei brevi apologhi, dialogati, delle “Operette morali”. Partendo da Luciano, “Ermotimo”, e il concorso a premi degli dei inventori.  
Giacomo Leopardi, La scommessa di Prometeo, free online

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