Il costo medio del barile non esiste,
il costo unitario nei segmenti ricerca e produzione varia moltissimo a seconda
dell’area. Ma dieci dollari a barile è un indicatore accettato, remunera “mediamente”
tutto.
Il barile a 100 dollari è stato – e sarà
– una doppia menzogna di mercato. La bolla è stata creata artificiosamente. Il
barile si è fatto lievitare, col concorso dei paesi esportatori che ne
diventavano grandi beneficiari (Opec e Russia), per consentire agli Stati Uniti
l’autosufficienza energetica, e al mercato dell’energia una quota crescente di
fonti non fossili. È una sorta di tassa che abbiamo pagato, e pagheremo, per le
energie alternative, e per l’autonomia degli Stati Uniti.
Le bugie sono che gli Stati Uniti non
hanno bisogno dell’autosufficienza, e
che questa si è creata con danni pesanti per l’ambiente. Per decenni, quando
volevano il greggio a prezzi bassi, gli Stati Uniti hanno fatto ricorso alle
importazioni, dal Venezuela e dal Medio Oriente. L’autosufficienza hanno rilanciato
per mettere in produzione gli scisti bituminosi, che hanno un altissimo costo
unitario di produzione. E sono letali per
l’ambiente, peggio probabilmente del carbone, inquinanti delle acque e del
suolo, se non dell’aria.
Il barile a 100 dollari serve, oltre
che ai paesi Opec e alla Russia, a rendere economiche le fonti di energia alternative,
in funzione ecologica, e gli scisti bituminosi, altamente inquinanti.
Senza
pietà per i consumatori e utenti, che pagano il barile cinque volte il dovuto.
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