Giametta, fresco di laurea in legge ma
germanista compito, collaborò all’avvio dell’opera, per quattro anni, fra
Firenze e Weimar. Oggi, a novanta e passa anni, si diverte a celebrarla,
soprattutto nei suoi due curatori, Giorgio Colli e Mazzino Montinari. Due
personaggi in proprio, che l’opera di Nietzsche ha oscurato, riducendoli e meri nomi.
Anche come sfida a Marx, Giametta meglio
definisce il senso dell’operazione non tanto per la superficie politica quanto per
il tessuto culturale. In un dibattito stinto fra struttura e sovrastruttura, in
una sociologia politica appiattita, Nietzsche faceva irruzione non tanto per la
finezza o definitezza delle posizioni, che erano e restano elusive, tanto più dopo la edizione critica Adelphi, quanto per la carica dirompente e espressiva. Un modo di pensare diverso: aperto,
ampio, problematico, innovativo invece che dogmatico.
Giametta si diverte a evidenziare i marxisti
che si fecero, dionisiaci, nietzcheani. Roba del passato. Ma evidenzia anche,
oggi e in prospettiva, la melassa marx-nietzsche-benjamin-heideggeriana sull’essere
e il divenire, e il futuro o collasso del capitalismo - oggi mercato.
La memoria
è però di Colli e Montinari, che qui emergono in rilievo, non stinti: due
curatori che si annegarono nell’opera di Nietzche da non nietzscheani, ed erano
due personalità. Colli con una sua propria filosofia , radicata e più a suo
agio nei presocratici che in Nietzsche. Nei cui riguardi anzi, come Giametta
ricorda in epigrafe, richiedeva severità: “La medesima spietata severità con
cui egli ha guardato al suo passato e al suo presente va rivolta contro di
lui”. Mentre il marxista per eccellenza tourné
nietzscheano malgré lui è proprio
Montinari, di cui Giametta si professa allievo: “Nietzsche era una natura
eminentemente intellettuale e Montinari una natura istintiva. Nietzsche era
complicato, orgoglioso, aristocratico, grave, ascetico, selettivo e facile al
disgusto. Montinari era semplice, umile, popolare, impulsivo, epicureo,
allegro, con gusti larghi fino al plebeo, democratico, di bocca buona”. Studioso
e curatore dei classici del marxismo, fino a Stalin e compreso Lukáks.
Una scommessa da tutti i punti di vista, quella
di Luciano Foà e Roberto Olivetti, i creatori di Adelphi, costola di Einaudi, per tutto quello che Einaudi, editrice allora di partito (di regime, sia pure culturale) ometteva.
Sossio Giametta, Colli, Montinari e Nietzsche, BookTime, pp. 169 € 16
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