domenica 8 marzo 2020

Nietzsche contro Marx

L’edizione adelphiana delle opere di Nietzsche come operazione politica: sostituire Nietzsche a Marx, imporre Nietzsche e le tematiche nietzschiane nel dibattito culturale invece della lotta di classe. Un po’ di colore a pensarci oggi, ma negli ani 1960, quando l’operazione fu avviata, in quel clima culturale, era una sfida contro Golia, avventata anche per i costi, non indifferenti per una casa editrice quale l’Adelphi, allora agli esordi.
Giametta, fresco di laurea in legge ma germanista compito, collaborò all’avvio dell’opera, per quattro anni, fra Firenze e Weimar. Oggi, a novanta e passa anni, si diverte a celebrarla, soprattutto nei suoi due curatori, Giorgio Colli e Mazzino Montinari. Due personaggi in proprio, che l’opera di Nietzsche ha oscurato, riducendoli e meri nomi.
Anche come sfida a Marx, Giametta meglio definisce il senso dell’operazione non tanto per la superficie politica quanto per il tessuto culturale. In un dibattito stinto fra struttura e sovrastruttura, in una sociologia politica appiattita, Nietzsche faceva irruzione non tanto per la finezza o definitezza delle posizioni, che erano e restano elusive, tanto più dopo la edizione critica Adelphi, quanto per la carica dirompente e espressiva. Un modo di pensare diverso: aperto, ampio, problematico, innovativo invece che dogmatico.   
Giametta si diverte a evidenziare i marxisti che si fecero, dionisiaci, nietzcheani. Roba del passato. Ma evidenzia anche, oggi e in prospettiva, la melassa marx-nietzsche-benjamin-heideggeriana sull’essere e il divenire, e il futuro o collasso del capitalismo - oggi mercato. 
La memoria è però di Colli e Montinari, che qui emergono in rilievo, non stinti: due curatori che si annegarono nell’opera di Nietzche da non nietzscheani, ed erano due personalità. Colli con una sua propria filosofia , radicata e più a suo agio nei presocratici che in Nietzsche. Nei cui riguardi anzi, come Giametta ricorda in epigrafe, richiedeva severità: “La medesima spietata severità con cui egli ha guardato al suo passato e al suo presente va rivolta contro di lui”. Mentre il marxista per eccellenza tourné nietzscheano malgré lui è proprio Montinari, di cui Giametta si professa allievo: “Nietzsche era una natura eminentemente intellettuale e Montinari una natura istintiva. Nietzsche era complicato, orgoglioso, aristocratico, grave, ascetico, selettivo e facile al disgusto. Montinari era semplice, umile, popolare, impulsivo, epicureo, allegro, con gusti larghi fino al plebeo, democratico, di bocca buona”. Studioso e curatore dei classici del marxismo, fino a Stalin e compreso Lukáks. 
Una scommessa da tutti i punti di vista, quella di Luciano Foà e Roberto Olivetti, i creatori di Adelphi, costola di Einaudi, per tutto quello che Einaudi, editrice allora di partito (di regime, sia pure culturale) ometteva.
Sossio Giametta, Colli, Montinari e Nietzsche, BookTime, pp. 169 € 16

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