sabato 7 marzo 2020

Secondi pensieri - 411

zeulig


Demiurgo – Ritorna, sotto le spoglie di Filippo Burzio più che di Platone e il suo “Timeo”. Del risolutore. Quello del filosofo (matematico) che da gobettiano divenne mussoliniano. E subentrò alla direzione della “Stampa” in sostituzione di Malaparte, non abbastanza fascista.

Dice il Censis che un italiano su due vuole un “uomo forte” al potere. Si ipotizzava nella globalizzazione, col parallelo indebolimento dell’auctoritas statale, maggiore libertà. Politica, di mobilità, di creatività. E invece si sente il bisogno di auctoritas.

Si vede giocare la Juventus, un club che paga 350 milioni di ingaggi, quindi una squadra di tutti campioni, col freno a mano. Di calciatori lenti, sempre in ritardo sulla palla, che si dicono: “Adesso che devo fare, come ha detto il mister che devo fare”? Questa Juventus si vuole infatti la squadra del mister: dell’allenatore riguardato come un mago, un totem. Anche nel calcio, che in fondo è anarchico, pur essendo un gioco di squadra, di calciatori più tecnici e altri meno tecnici, c’è, si vuole, e si paga, l’uomo forte, il demiurgo.

Fascismo – Fu erotizzato nei primi anni 1970. Nell’immaginario, in forma di corpi perfetti e passioni virili. Anche da non fascisti, come Cavani, “Il portiere di notte”, Pasolini, “Salò-Sade” tra i tanti, e lo stesso Visconti, “La caduta degli dei”.
Fu erotizzato  negli stessi anni in cui insorgeva il terrorismo urbano: una coincidenza? una correlazione?

Heidegger – È – era – in Marx la sua macchin-azione. Già nel “Manifesto”, e nei concetti di alienazione (Entäusserung), estraniazione (Entfremdung), reificazione. E poi nel cap. tredicesimo del Libro I del “Capitale”,   “Macchine e grande industria”: “Vediamo come la storia dell’industria e l’attuale oggettiva esistenza dell’industria sono diventate il libro aperto della coscienza umana, la psicologia umana percepita in termini sensoriali”.
Manca un Heidegger marxista, senza volerlo – questo sito ne ha tentato un avvio il 13 giugno 2018, per le celebrazioni di Marx

Politica – Si dice un’arte. Ma in un senso doppio, antitetico. Nel senso di un mestiere, con una sua tecnica, e vari segreti professionali. E del bello, d’artista. Ma su questo versante pericolosamente, era Goebbels che si pretendeva un artista: “La politica è la più alta e più comprensiva arte che ci sia, e noi modelliamo la moderna politica della Germania sentiamo di essere artisti”.
Goebbels lo diceva in senso igienista: “Compito dell’arte e dell’artista è di formare, dare forma, rimuovere il malato e creare libertà per il sano”.  

Questione morale – Il disagio che comporta è in Nietzsche, “Genealogia della morale”: “Che cosa è in sostanza la morale? È essenzialmente un dispositivo di difesa e di (soprattutto) offesa. È un meccanismo con cui si è cercato (con successo) di facilitare il dominio dell’uomo sull’uomo: nelle due varianti dell’annichilimento del «debole» da parte del «forte» e dell’indebolimento\condizionamento del forte da parte del debole”.

Tradimento  - Era vituperio e colpa maggiore nell’etica. Specie quello degli affetti, di amici e familiari, ma anche della patria. Ora non più. Nei rapporti interpersonali ha perduto qualsiasi illiceità. Residua in senso legale, ma non più affettiva. Nei rapporti politici è avocato e assunto a titolo di merito. Sanders è candidato di punta del partito Democratico alle primarie presidenziali Usa pure essendo stato ed essendo un sostenitore delle dittature ostili agli stessi Usa, quella castrista, e quella degli ayatollah in Iran. In Italia si moltiplicano a ogni legislatura i parlamentari che cambiano partito, anche più di uno nella stessa legislature, talvolta passando non a uno finitimo ma a quello opposto.
Il costituzionalista Ainis osserva che interrogando google con la parola “tradimento”, la risposta è di sei milioni di risultati. Digitando invece “tradimento politico”, il numero aumenta del 50 per cento, a nove milioni.

Wittgenstein – Non sopportava le donne. Freeman Dyson, il fisico teorico morto una settimana fa, lo ha ricordato (in un articolo sul “New Yorker” nel 2012) a Cambridge, nel 1946, divenire all’improvviso muto se una donna entrava in aula, finché quella, capita l’antifona, non se ne andava. E che una volta si diceva, tra sé e sé, mormorando ma non indistinto: “Divento più stupido e più stupido di giornonin giorno”.
Il ricordo di Dyson è contestato. In particolare per quanto lui stesso racconta, che da entusiasta del “Tractatus” al liceo, ebbe la fortuna a Cambridge di condividere la residenza col filosofo nel 1946. “Stava in una stanza sopra la mia nella stessa scala”, racconta, e quindi si incontravano a volte, salendo o scendendo - è in una di queste occasioni che Dyson lo senti mormorare sulla stupidità. Una volta il giovane Dyson prese coraggio e gli parlò. Gli disse del “Tractatus”, e gli chiese se era delle stesse idee di 28 anni prima. “Rimase in silenzio a lungo, e poi disse: «Che giornale rappresenta?». Gli dissi che ero uno studente non un giornalista, ma non rispose mai alla mia domanda”. Dopodiché racconta come trattava le donne: “La risposta alla mia domanda mi umiliò, e la sua risposta alle studentesse che tentavano di seguire le sue lezioni era perfino peggio”.
Ma il privato di Wittgenstein è tutto specialmente bizzarro, come ricostruito da amici e conoscenti. Guardava ai gatti e li dichiarava dei. Guardava alle donne e si chiedeva: sono umane?
Ma forse sono chiacchiere. Certo aveva fratelli e sorelle non da poco. I fratelli tutti suicidi, eccetto il maggiore, pianista da concerto, tornato dalla guerra senza un braccio – e lui stesso un pensiero ce l’ha fatto. Suicidi anche il marito e il suocero della sorella minore Gretl.

Fu donna peraltro il suo più fedele collaboratore, se non seguace, Elizabeth Anscombe. Specie nella fase testamentaria, del riordino delle sue carte. Anscombe, che girava tarchiata in pantaloni sformati e giacche maschili, fumava sigari, scalava monti, la “vecchio mio” di Wittgenstein, la sola donna ammessa ai suoi seminari, una dei pochi che lo capirono e per questo non l’ha seguito, studiosa di san Tommaso, come Umberto Eco, buona moglie e madre di sette figli, filosofa definitiva da ragazza della guerra atomica del signor Truman, a caldo, “Mr Truman degree”. Formidabile pacifista, cattolica praticante, negli anni 1960 contro l’aborto, animatrice di manifestazioni che la portarono all’arresto, con le figlie. A “Miss Anscombe” Wittgenstein confidava, nel 1947: “Grazie a Dio, ci siamo liberati dalle donne”, il corso era solo maschile. Una battuta di spirito. Ma il rigetto si svolgeva come dice Dyson, col mutismo? Era anche contrario, pubblicamente, al voto alle donne.
Era e si voleva anticonformista, che nel mondo anglosassone, che si vuole puritano, non si può. Registrava nei diari e taccuini annotazioni irrispettose sul “pensiero” ebreo. Pretendendo le sue riflessioni “al 100 per cento ebraiche”.

zeulig@antiit.eu

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