I
sistemi produttivi si sono adattati negli ultimi quarant’anni a fare capo alla
Cina e a misurarsi su canoni cinesi. Un mercato enorme, più grande di tutto il
Resto del mondo messo insieme, su tutti i segmenti di mercato, dal povero al
ricco e ricchissimo. E il metro con cui misurare e contenere i costi. Ora la
Cina è solo un concorrente.
Il “virus
cinese” è un falso scopo: le batterie sono indirizzate contro la Cina in affari,
dopo essere state per anni in linea con essa. Si vuole una quota maggiore del
valore aggiunto della globalizzazione – delle “catene di valore” che ora sono
cinesi, controllate e determinate dalla Cina.
Si riproduce, in grande, la confrontation con il Giappone degli anni
1980.
Dal
punto di vista del potere, è un’inversione dei ruoli che la crisi della globalizzazione
ora comporta: richiedente è l’Occidente, anche se solo per interessi corporate, d’affari. Il mondo aveva
assuto un altro equilibrio, e non ce n’eravamo accorti.
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