Disinvolto, scanzonato, come era il
personaggio, unicamente legato alla
madre. Non un sentimentale, e anzi distaccato, se non cinico, di suo prima che
dei suoi personaggi – come glielo diceva Andreina Pagnani, un amore che pure è durato
nove anni: “Non crescerai mai”. In una Roma viva, vivace: semplice e creativa.
Di Sordi con Gallone, con De Sica, con Steno, e soprattutto con Fellini. Un
terzo aspetto, questo, di fascino del film: il rapporto quasi simbiotico tra i
due coetanei, dalla gavetta al successo.
Luca Manfredi, figlio di Nino, replica il biopicture sul padre. Di fatto non propriamente un film su Sordi ma sul cinema, a Roma,
negli anni 1940-1950. Lasciando che Sordi persona rimanesse segreto, come lui
voleva. Nella vita quotidiana e familiare, a parte il rapporto morboso con la
madre. E in quella sentimentale – solo il rapporto con Andreina Pagnani, altra
romana disincantata come lui, è sceneggiato, essendo pubblico. Un incredibile
Edoardo Pesce rifà il Sordi di tutti: svelto, simpaticone, piacevole, se ne sente
perfino l’odore. Senza esporsi del tutto – Sordi non si esponeva, non si
toglieva mai la maschera: dà l’idea di essere in un film di Sordi con Sordi.
Incredibilmente sordiano pure il contorno: la demolizione
radicale del film a opera di Igor Righetti, “un nipote” che sembra un
personaggio in commedia, preso dalla strada. Lontano cugino di Sordi per via
delle rispettive madri, entrambe di Sgurgola in Ciociaria, vulcanico multitasking,
giornalista, scrittore, opinionista, programmatore e conduttore radiofonico e
televisivo, figurante di molte produzioni, cinema e tv, addetto stampa, professore
in numerosissime università, dirigente d’azienda, ideatore e organizzatore di eventi,
testimonial, cantautore, ha
scritto già qualche libro da erede designato, e un altro ha in uscita a ridosso
del film, depositario unico della verità dello “zio”. Quando, ai suoi anni, il coriaceo Alberto riusciva appena a bucare lo schermo, dopo quindici anni di delusioni e fallimenti, grazie a Fellini. Nel 2015 Righetti ha promosso anche una cordata di 37 “cugini” per invalidare i lasciti i Aurelia, la sorella erede di Alberto, alla Fondazione Sordi: ha perso la causa, ma l’eredita resta abbondante.
Luca Manfredi, Permette? Alberto Sordi
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