mercoledì 25 marzo 2020

Sordi giovane già in gran forma

Uno dei pochi, se non il solo, biopic, biografia per immagini, dei tanti in programmazione, che regga con l’originale. Con Alberto Sordi come ci ha accompagnati dal 1950 in poi – qui fino ai “Vitelloni” di Fellini, al successo. Per i cento anni della nascita.
Disinvolto, scanzonato, come era il personaggio,  unicamente legato alla madre. Non un sentimentale, e anzi distaccato, se non cinico, di suo prima che dei suoi personaggi – come glielo diceva Andreina Pagnani, un amore che pure è durato nove anni: “Non crescerai mai”. In una Roma viva, vivace: semplice e creativa. Di Sordi con Gallone, con De Sica, con Steno, e soprattutto con Fellini. Un terzo aspetto, questo, di fascino del film: il rapporto quasi simbiotico tra i due coetanei, dalla gavetta al successo.
Luca Manfredi, figlio di Nino, replica il biopicture sul padre. Di fatto non propriamente un film su Sordi ma sul cinema, a Roma, negli anni 1940-1950. Lasciando che Sordi persona rimanesse segreto, come lui voleva. Nella vita quotidiana e familiare, a parte il rapporto morboso con la madre. E in quella sentimentale – solo il rapporto con Andreina Pagnani, altra romana disincantata come lui, è sceneggiato, essendo pubblico. Un incredibile Edoardo Pesce rifà il Sordi di tutti: svelto, simpaticone, piacevole, se ne sente perfino l’odore. Senza esporsi del tutto – Sordi non si esponeva, non si toglieva mai la maschera: dà l’idea di essere in un film di Sordi con Sordi.
Incredibilmente sordiano pure il contorno: la demolizione radicale del film a opera di Igor Righetti, “un nipote” che sembra un personaggio in commedia, preso dalla strada. Lontano cugino di Sordi per via delle rispettive madri, entrambe di Sgurgola in Ciociaria, vulcanico multitasking, giornalista, scrittore, opinionista, programmatore e conduttore radiofonico e televisivo, figurante di molte produzioni, cinema e tv, addetto stampa, professore in numerosissime università, dirigente d’azienda, ideatore e organizzatore di eventi, testimonial, cantautore, ha scritto già qualche libro da erede designato, e un altro ha in uscita a ridosso del film, depositario unico della verità dello “zio”. Quando, ai suoi anni, il coriaceo Alberto riusciva appena a bucare lo schermo, dopo quindici anni di delusioni e fallimenti, grazie a Fellini. Nel 2015 Righetti ha promosso anche una cordata di 37 “cugini” per invalidare i lasciti i Aurelia, la sorella erede di Alberto, alla Fondazione Sordi: ha perso la causa, ma leredita resta abbondante.
Luca Manfredi, Permette? Alberto Sordi

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