“L’Italiano” del racconto di mezzo, “frammento”
di racconto, è uno che al funerale del padre del narratore lo incuriosisce:
ricco, di famiglia, con possedimenti e altri titoli di ricchezza, la parola
Fiesole ricorrente, estraneo, al morto e al narratore, al funerale in
rappresentanza della propria famiglia, riesce con la personalità e la padronanza
del tedesco a mettere tutti di fronte alla realtà. “È a chi ti dice le prime parole
gentili che appartieni in mezzo agli estranei”, è la sua lezione, che distrae
il narratore. Anche se alla fine lui stesso confida. “Non c’è nessun mezzo per
sfuggire a se stessi”.
Racconti quasi filosofici. “”Kulterer” è tragicomico,
di un carcerato disperato senza più carcere. “Al limite boschivo”, il terzo racconto,
è un piccolo giallo di montagna: due giovani finiscono a pernottare a Mülbach, borgo sperduto a mille
metri d’altezza – non il Mülbach reale, dunque, in val Pusteria, a 800 m. - dove anche la
fidanzata del narratore ha paura di recarsi.
Racconti sulla morte. E sulla follia della razionalità,
del volersi dare ragione. Ne “L’Italiano” lo spiazzo davanti al padiglione dove
l’amato morto, il nonno, passava i suoi giorni e faceva i suoi teatrini, nasconde
i cadaveri di giovani soldati polacchi. Ragazzi poco più che adolescenti, che i
tedeschi sbucati all’improvviso dal bosco avevano ucciso gli ultimi giorni di
guerra, impedendone poi la sepoltura. Una verità che lo straniero ricco, colto,
dotto, affabile fa insorgere nel narratore dodicenne, strappandolo al non
detto, non pensato, l’immagine facendo insorgere di ragazzi un poco più grandi
e l’odore, “un po’ mostruoso”, perché per i quindici giorni che la guerra era
ancora durata era stato impedito a chicchessia di entrare nel padiglione per
sotterrarli.
Dopo Bachmann e prima di Ransmayr e Jellinek,
nonché di tanto Bernhard, un primo assaggio di memorie austriache infauste. “Non
c’è nulla da celebrare, nulla da condannare, nulla da denunciare, ma c’è solo da
ridere, tutto è ridicolo quando si pensa alla morte”. Che risate.
Thomas Bernhard, L’Italiano, Guanda, pp. 64 € 10
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