venerdì 3 aprile 2020

C’è solo da ridere, amaro

Tre racconti che, insieme con la traduzione di “Perturbamento”, fecero conoscere Bernhard in Italia,1981 – pubblicati insieme nel 1969, “L’Italiano” già nel 1964. “La campagna era immersa in profondi pensieri musicali”, è pensierino di Robert Walser con cui Bernhard apre, senza condividerlo, i racconti, piuttosto truci.
“L’Italiano” del racconto di mezzo, “frammento” di racconto, è uno che al funerale del padre del narratore lo incuriosisce: ricco, di famiglia, con possedimenti e altri titoli di ricchezza, la parola Fiesole ricorrente, estraneo, al morto e al narratore, al funerale in rappresentanza della propria famiglia, riesce con la personalità e la padronanza del tedesco a mettere tutti di fronte alla realtà. “È a chi ti dice le prime parole gentili che appartieni in mezzo agli estranei”, è la sua lezione, che distrae il narratore. Anche se alla fine lui stesso confida. “Non c’è nessun mezzo per sfuggire a se stessi”.
Racconti quasi filosofici. “”Kulterer” è tragicomico, di un carcerato disperato senza più carcere. “Al limite boschivo”, il terzo racconto, è un piccolo giallo di montagna: due giovani finiscono a pernottare a Mülbach, borgo sperduto a mille metri d’altezza – non il Mülbach reale, dunque, in val Pusteria, a 800 m. - dove anche la fidanzata del narratore ha paura di recarsi.
Racconti sulla morte. E sulla follia della razionalità, del volersi dare ragione. Ne “L’Italiano” lo spiazzo davanti al padiglione dove l’amato morto, il nonno, passava i suoi giorni e faceva i suoi teatrini, nasconde i cadaveri di giovani soldati polacchi. Ragazzi poco più che adolescenti, che i tedeschi sbucati all’improvviso dal bosco avevano ucciso gli ultimi giorni di guerra, impedendone poi la sepoltura. Una verità che lo straniero ricco, colto, dotto, affabile fa insorgere nel narratore dodicenne, strappandolo al non detto, non pensato, l’immagine facendo insorgere di ragazzi un poco più grandi e l’odore, “un po’ mostruoso”, perché per i quindici giorni che la guerra era ancora durata era stato impedito a chicchessia di entrare nel padiglione per sotterrarli.
Dopo Bachmann e prima di Ransmayr e Jellinek, nonché di tanto Bernhard, un primo assaggio di memorie austriache infauste. “Non c’è nulla da celebrare, nulla da condannare, nulla da denunciare, ma c’è solo da ridere, tutto è ridicolo quando si pensa alla morte”. Che risate.
Thomas Bernhard, L’Italiano, Guanda, pp. 64 € 10

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