È ormai riconosciuto dai giornali a
Pechino che Wuhan è diventata un focolaio d’infezione estesa per le resistenze
delle industrie locali ai primi tempestivi interventi di quarantena. Specie dell’industria
del tempo libero, che non voleva
rinunciare ai lunghi e dispendiosi festeggiamenti del capodanno cinese.
Per riaprire, il mercatino di strada,
tre chioschi, carne, pesce e ortofrutta,
ha dovuto mettere in campo un ingegnere\architetto per il progetto, un geometra
esperto delle pratiche comunali, un suo contatto al Comune esperto del Dcpm di
Conte e delle delibere della sindaca Raggi, nonché l’operaio del Comune addetto
a fare, a mano, le strisce gialle, di camminamento, di delimitazione, di posizionamento,
di pagamento. Nonché affittare le opere provvisionali: una rete di recinzione dell’intero
mercatino, e i pilastrini con catene per bloccare il passaggio di auto e moto ai due lati
stradali. Hanno speso 280 euro, l’uno. Che non recupereranno nelle tre settimane
di prevedibile ulteriore quarantena. Ma temevano di perdere la
clientela.
I mercati rionali coperti invece sono
stati liberi di operare, perché previsti dal Dcpm di Conte, anche in affollamento.
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