Con la stessa noncuranza, e con lo
stesso fine dichiarato (consolidare le finanze pubbliche), perché non “saltare”
gli interessi sul debito? Anche solo per un anno. Anche solo sul debito sottoscritto
in Italia da italiani, privati, banche, assicurazioni, per non spaventare i
“mercati”. I privati sicuramente sopporterebbero la misura – costa meno dei
dividendi bancari non pagati. Le banche, le grandi sottoscrittrici dei bot, si
compensano con i dividendi non corrisposti.
Parliamo del debito pubblico italiano.
Che l’Italia deve consolidare
L’argomento non piace, si preferisce
dire che è colpa degli evasori. Che ci sono, ma non sono quelli che mandano in
rovina l’Italia. Ma i lettori di questo sito lo sanno: l’Italia deve consolidare
il debito pubblico:
L’Italia doveva consolidare
il debito, ridurlo, prima di entrare nell’euro. È la colpa, non
lieve, di Ciampi e Draghi: aver voluto entrare, senza preparazione, per
assumere poi i trattati europei come “vincolo esterno”, per l’induzione alla
virtù. Strano modo di concepire la
finanza pubblica, poi perpetuato nei decenni, come se si trattasse di vizi e
virtù. E non di economie nere o grige incistate. E di un’Iva per molte poste
assurda. Specie sul lavoro autonomo, che chiunque - direbbe un esperto di Scienza
delle Finanze, se ancora è un scienza - è abilitato a evadere, utente e prestatore
d’opera, tanto è oltraggiosa.
Da allora, sono quasi trent’anni, l’Italia stringe ogni anno la
cinghia, un po’ di più (i bilanci devono sempre essere in attivo), ma a nessun
fine: aumenta il debito, e gli oneri sul debito.
Il debito aumenta per gli
oneri sul debito. Mentre lo Stalo è inerte: non rinnova le infrastrutture,
taglia anche dove non dovrebbe (istruzione e sanità), e soprattutto si fa forte
di non spendere. L’Italia va alla deriva non per motivi arcani.
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