Un’utopia negativa – una distopia. All’insegna della
prudenza, in latino epigrafico: “SI MONUMENTUM REQUIRIS CIRCUMSPICE” – come dire, in
napoletano, “statte accuorto”. E
di Berdjaeff, il filosofo spiritualista russo
del primo Novecento, che nella storia vedeva l’incarnazione dello spirito, e
ammoniva: “Le utopie sono realizzabili, la vita marcia verso le utopie. Come
evitare la loro realizzazione definitiva?” – sottintendendo: l’utopia realizzata
si trasforma necessariamente in distopia.
Scritto nel 1932, il romanzo ambienta negli
anni 1950 il mondo, reduce da una guerra rovinosa di nove anni, organizzato in
grandi Stati, gestiti da dieci G (governatori) mondiali, secondo uno schema
uniforme. Il mondo non ha più la memoria storica – solo i dieci G ce l’hanno:
sa solo che prima c’era la barbarie. Il ciclo vitale è analogo alla produzione:
si programmano le nascite con l’ectogenesi, la generazione e lo sviluppo
extrauterino dell’embrione, e si regolano intellettivamente secondo i bisogni
futuri. Senza più vincoli familiari – “ognuno appartiene a tutti gli altri”.
L’umanità è divisa in cinque caste: alfa, i
dirigenti, beta, gli impiegati d’ordine, e tre classi inferiori, gamma, delta,
epsilon, di esecutori materiali. Ogni classe ha un colore suo di abbigliamento,
grigio per gli alfa, viola per i beta, verde per i gamma, kaki per i beta, nero
per gli epsilon. Si pratica un metodo Podsnap, in grado di far maturare gli
esseri umani in due anni.
Dopo il disordine bellico si è imposto l’ordine
totale. Huxley ne immagina la configurazione all’insegna di “Comunità,
Identità, Stabilità”. Sulla base del fordismo, della produzione in serie, cioè,
e di massa. Del lavoro alla catena di montaggio, e del consumismo - la
creazione della ricchezza attraverso la spesa per consumi. Con l’ossessione quindi
dei beni da acquistare o conservare. E col lavoro non più artigianale ma
parcellizzato, in cui la produzione sfugge al singolo lavoratore per
organizzarsi autonomamente. Lasciando al singolo una funzione limitata,
ripetitiva, e quindi rendendolo sostituibile e innecessario. Come poi avverrà
di fatto: quella di Huxley si può anche dire una profezia. O della società organizzata
che porta all’anarchia morale.
È cambiato il calendario. Non più A.D., anno Domini,
a partire dalla nascita di Gesù Cristo, ma A.F. anno di Ford. Che comincia col
varo del Modello T, la prima automobile di serie, che fu costruita proprio da
Ford nel 1908 (fino ad allora la produzione era artigianale, ogni meccanico, si
può dire, poteva farsi fabbricante di automobili). E la sua vendita come “la macchina
per tutti”. L’invocazione è “nostro Ford”. “Grazie a Dio” è diventato “grazie a
Ford”. Si impreca “per Ford!”. L’esclamazione è “Oh, Ford!” – “Ford, quanto lo
odio!”, “Ford, quanto mi piace!”. “YMCA e IWCA, le organizzazioni cristiane di
ostelli per la gioventù, maschile e femminile, sono diventate YMFA e YWFA. “Aiutati
che Dio ti aiuta” è diventato “aiutati che Ford ti aiuta”. La Bibbia si tiene
in libreria sotto il bancone, come un libro porno, Ford troneggia sugli
scaffali e nelle biblioteche. Il segno della croce è stato sostituito dalla T
del Modello T. Le epoche saranno denominate in base ai modelli di successo di
Ford.
Henry Ford era molte cose – di cui
nel romanzo c’è qualche eco. Non rifiutava il lavoro a nessuno, e dei suoi lavoratori
faceva controllare la vita familiare, a fin di bene - che non sprecassero la
paga al gioco o all’osteria, che tenessero le famiglie in condizioni igieniche
decenti, che educassero i figli. Era anche fanatico antisemita: finanziava giornali
e campagne contro gli ebrei. Ma è passato nella sociologia del lavoro come nel
romanzo di Huxley, per le produzioni di massa, col lavoro alla catena in grandi
fabbriche. Fondato sul taylorismo, l’organizzazione dei tempi e metodi del
lavoro alla catena, elaborato da un ingegnere Taylor nei primi anni del 1900 e subito
applicato nelle acciaierie. Una organizzazione della produzione e del lavoro
che sarà quella del mondo reale fino a fine Novecento. Mentre perdura tuttora,
estesa allo shopping compulsivo, l’ideologia
dei consumi.
L’ordine in questo sistema produttivo è totale.
Si pratica il condizionamento mentale, con la ripetizione continua di slogan, attraverso
il sonno - l’ipnopedia. Non ci sono passioni, essendoci il libero sfogo degli
istinti - “che divertimento sarebbe se non si dovesse pensare alla felicità”. Si viaggia alla ricerca delle droghe, che liberano
dalle paure e le passioni. L’amore, se ne parla come fra “pezzi di carne”. La
castità, spiega Mustafà Mond, il Governatore dell’Europa Occidentale, bibliotecario
del vecchio mondo antico, “significa passione, significa nevrastenia. E passione
e nevrastenia significano instabilità. E instabilità significa la fine della
civiltà. Non si può avere una civiltà duratura senza molti piacevoli vizi”. Le
nascite sono programmate – il romanzo comincia in una fabbrica di embrioni. Fare
un bambino è uno scandalo e un’oscenità.
L’ordine e la pace sono in contrasto con le
ambizioni intellettuali e le passioni sentimentali. John, uno degli ultimi nati
da genitori, fuori dalla programmazione, è il filo che ne lega i contrasti. È attratto
dal mondo nuovo, e ne è orripilato. Non finirà bene. Dapprima in eremitaggio volontario,
facendosi convinto che la donna di cui si è innamorato, Lenina Crowne, non lo
merita. Poi, bersagliato da giornalisti e turisti in elicottero, alla caccia
dell’ultimo “selvaggio” nel deserto, suicida.
Il titolo e la citazione di Berdjaeff dichiarano
l’intento ironico della narrazione. Il titolo originale, “The Brave New World”,
è tratto dalla “Tempesta” di Shakespeare, dove Miranda, la bella figlia
inesperta del duca di Milano Prospero, è esilarata dalla natura: “Oh meraviglia?
Com’è bello il genere umano! O eccellente mondo nuovo….”. Huxley racconta la
sua visione del futuro con humour. I personaggi hanno nomi di personalità storiche in attitudini o accostamenti irriverenti. Lenina ama lo shopping, orgogliosa di possedere il top del momento, la cintura di Malthus, segno di libertà sessuale –
la cintura, così chiamata in omaggio al teorico del controllo delle nascite, è
piena di contraccettivi. Nomi e cognomi si contraddicono beffardamente: Benito
Hoover (Benito Mussolini e la ditta che già produceva in serie l’aspirapolvere),
Bernardo Marx (Marx con Bernard de Mandeville, l’autore della “Favola delle api”,
teorico dell’effimero como motore del progresso, dei consumi voluttuari, del
lusso: Bernardo Marx è un alfa che coltiva il lusso, ma non è alto abbastanza,
e questo lo rende critico), Darwin Bonaparte, Clara Deterding (la moglie di
Ford col fondatore della Shell), Herbert Bakunin (un sacerdote autore di inni
sacri e il rivoluzionario russo), Sarojini (poeta nazionalista indiano del
primo Novecento) Engels, Jean-Jacques (Rousseau) Habibullah (re dell’Afghanistan).
A.F. è anche inteso Anno di Freud, come di “colui
che distrusse la famiglia”. A metà trattazione viene pure la battaglia necessaria
contro i virus. Ma in senso negativo: “La Civiltà è Sterilizzazione”.
Aldous Huxley, Il mondo nuovo
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