Per la Cina “parlano i fatti”. Per
“l’Occidente” invece si apre “una crisi ideologica”. È la prospettiva delle
cronache del “Global Times”, il tabloid popolare, che si pubblica anche in
inglese, del “Quotidiano del popolo”, l’organo ufficiale del partito Comunista
Cinese.
Per l’Europa è presto detto: “La Ue
manca di un coordinamento generale, il che ironicamente porta a frizioni fra
gli Stati membri”. O anche: “I paesi europei non condividono la sovranità in
tutti gli aspetti” – quello che si sa: sono una federazione che non è una
federazione. Nella fattispecie “i paesi (del Nord Europa) non sentono lo stesso
dolore dell’Italia”.
Quanto agli Stati Uniti, già a metà
marzo nel “Global Times” si poteva leggere: “Il coronavirus è diventato un test
del sistema politico americano”. Quasi una profezia: del rapporto tra la
presidenza e il Congresso, tra la federazione e gli Stati, tra il presidente
Trump e i suoi sfidanti nella campagna presidenziale.
L’“Occidente”, diceva bene “Global
Times”, è nella tempesta per avere “dissipato” nell’inconcludenza i “50 giorni”
– per “50 giorni” si indica in Cina l’epidemia poi debellata partita da Wuhan.
Da allora, la “vittoria” ha preso anche
consistenza economica: la Cina ha riavviato la produzione da quasi un mese,
mentre gli Stati Uniti e gran parte dell’Europa sono bloccati. E hanno perduto molte posizioni nel mercato globale in favore della concorrenza cinese.
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