sabato 11 aprile 2020

La poesia come filologia

“Ci doveva pur essere un aition, un fondamento mitologico, che spiegasse quella fioritura di musica e di poesia che dai tempi già lontani illustrava l’isola di Lesbo”. La vecchia prefazione di Giovanni Tarditi – l’edizione è di venticinque anni fa – sembra anticipare l’attualità, oggi che l’isola è nelle cronache per i lager, nella guerra agli immigrati. Ma è lo stesso un miracolo che Lesbo sei-sette secoli prima di Cristo avesse poeti raffinati come Alceo e Saffo.
Il miracolo per la verità è doppio. Le riedizioni, di Alceo come di Saffo, tanto più se critiche come questa, oculata, studiosa, piena di varianti, sono soprattutto monumenti filologici, di ricerca letteraria. Che la poesia deve ricostruire in base agli echi che ne se sono avuti nei secoli, i frammenti residui dicendo poco o nulla – di Alceo meno di Saffo. Come dire: eccovi Alceo, o Saffo, senza Alceo, o Saffo.
Di Alceo soprattutto si sa che fu un combattente per la libertà, contro i tiranni che – nel nome della lottak alla tirannide – si succedettero nei suoi anni sull’isola. Compreso un compagno di eterìa, di circolo politico, Pittaco. Tra i frammenti molti ce ne sono di invettiva o insulto. “Pittaco il traditore” è la sezione più cospicua della raccolta, di frammenti più lunghi e significativi. Altri vengono proposti come omoerotici, ma sono solo inni al vino – compreso l’originale “il vino è verità”. Antonietta Porro, che ha curato la ricerca e fatto la traduzione, corredandola di note, trova “rare attestazioni di poesia pederotica” – uno dei due è questo: “Il vino è verità, caro ragazzo”. 
Circa 200 frammenti rimangono, dei dieci libri di cui Alceo sarebbe stato autore, variamente citati in antico. Qualcuno è diventato proverbiale - “il vino è verità”. Il più noto è ripreso da Orazio nella formula “nunc est bibendum” – Orazio ha ripreso vari componimenti di Alceo. Le lesbie “spiccano per bellezza”. Atena è “glaucopide”. E si fanno, dopo il simposio o sbevazzata con gli amici, serenate alla “porta chiusa”, παρακλαυσίθυρα. Poco altro se ne ricava. Ma sì un senso forte di eleganza, di un’arte poetica già nel VII secolo a.C. complessa e formale. Sobria, quindi parte di un’arte consolidata, regolata. E della vita civile naturalmente che la sottende. I più compiuti sono i frammenti in lode già degli elementi, della natura: le acque, il “purpureo mare”, i “venti miti, che non portan tempesta”, “di autunno tenero il fiore”.

Alceo, Frammenti, Giunti, remainders, pp. LIV + 325, ril. € 5,90


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