Lagarde esordisce alla Banca centrale europea sbuffando: “Non
siamo qui per chiudere gli spread”. Per
che altro c’è, allora, lei e la Bce? La presidente non sa cosa significa
politica monetaria.
Von der Leyen
affronta la crisi con un netto: “Il termine coronabond è uno slogan. Le riserve
in Germania, ma anche in altri Paesi, sono giustificate”.
Poi Lagarde e Von der Leyen si sono emendate, dopo giorni. Lagarde
spinta dal suo governo, a Parigi, che deve salvare Bnp-Paribas. Von der Leyen
spinta dai “consigliori”. Con una lettera a “la Repubblica” in cui assicura che
“l’Europa si sta mobilitando al fianco dell’Italia”, anche se non
succede niente. E riconosce che “purtroppo non è stato sempre così”. Che “nei
primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea,
in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria”.
I “primi giorni della crisi” sono quaranta. Von
der Leyen ha i riflessi lenti? No, il no ai coronabond – non richiesto - è
stato immediato e lapidario. E “troppi” chi?
Nessun dubbio che le uscite di von der Leyen e Lagarde siano
state sbagliate e anche dannose, per loro stesse, donne in carriera. Che siano
a quei posti in omaggio alle quote rosa?
Ma l’Europa è nelle mani delle donne, Lagarde,
Von der Leyen, Merkel. Si dice
che le uscite di Lagarde e Von der Leyen sono state gaffes – che volevano dire una cosa e ne hanno detta un’altra. No,
hanno detto quello che volevano o dovevano dire, nella maniera più netta. Per una
concezione brutale della politica. Da
maestri di scuola, loro come Merkel. Vecchio stile, con alunni buoni e altri cattivi.
Senza nemmeno libro “Cuore”.
L’Europa è nelle mani delle donne. Le reazioni alla crisi di queste
potentissime donne sono state violente -
un politico, al loro posto, ci avrebbe riflettuto, un po’. La politica femminile
è brutale?
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