Non
hanno fatto in tempo a dimostrare il loro valore nelle municipalizzate romane
che i manager 5 Stelle sono stati elevati a grandi manager nazionali: alla
lucrosissima Terna e all’Enav. Non si può dire di Grillo che non sia un
ascensore sociale. Un altro don Bosco, il santo degli ultimi.
I vaffa servivano a intimorire e fare
scendere gli altri, gli usurpatori, Grillo è un santo.
Aspettando
l’Europa, il gran consiglio europeo di giovedì che dovrebbe finanziare la
crisi, dopo due mesi di doglie, Banca Intesa ha già concesso 130 mila
moratorie, per oltre 15 miliardi. E ha anticipato la cassa integrazione ai
correntisti. Non è impossibile, neanche difficile.
Inni
a Christine Lagarde, quella a cui non gliene fregava degli spread, cioè dei debiti sovrani. Grande europea, eccetera. Avendo
messo fondi illimitati a disposizione delle banche, e allentato i vincoli di
sorveglianza. Senza dire che lo ha
fatto perché sono indispensabili a un paio di banche francesi, Société Générale
e Paribas, e a Deutsche Bank. Non si può dire che non c’è un partito
europeista. Ma pagato?
Si
fosse trattato in questa crisi, invece che di SG, Paribas e Deutsche Bank, di
un ennesimo Monte dei Paschi di Siena, lo si sarebbe fatto fuori? Sicuramente
sì, il rigore ci vuole.
Molti
analisti infieriscono in rete sulle banche, che peraltro nei crolli in serie di
Borsa non galleggiano peggio dei titoli industriali. Specie su Unicredit. Non è
un caso. A chi fanno gola le banche italiane? Si direbbe un segno di
prosperità.
Trump
è Trump. Ma anche vero che l’Oms, l’organizzazione
mondiale della sanità, spende ogni anno in viaggi 28.500 dollari per ognuno dei
suoi funzionari. Più che della salute si direbbe l’organizzazione del turismo,
intelligente certo. Come tutto il business della cooperazione internazionale: una
eterna borsa di studio, danarosa, per africani, asiatici, e latinoamericani.
Il Terzo mondo è finito dalla padella nella brace,
della corruzione, spicciola, a fin di bene.
“A
me sembra una follia”, aveva detto all’inizio, “si è scambiata un’infezione
appena più seria dell’influenza per una pandemia letale”. Non soddisfatta, si
era scagliata contro lo Spallanzani e contro Roma. Non le è bastato, torna alla
carica contro la Protezione civile: “Spaccia dati vecchi di una settimana”. Non
è nessuno, è la professoressa Gismondo, direttrice di Virologia e Diagnostica
Bioemergenze del Sacco di Milano – nomen
omen, il Sacco di Milano.
“La
Cina è pronta a fare da guardiano all’ordine mondiale e da riparatrice
dell’economa globale”: l’ambasciatore cinese a Roma non si fa scrupoli, e “la
Repubblica” gli fa largo spazio. A un paese che in qualche modo ha provocato la
pandemia, e semmai è beneficiario dell’ordine mondiale – della globalizzazione.
Senza chiose, tutto si può dire. L’ordine comunista qualche piega no dovrebbe
sollevarla?
Il
giorno dopo “la Repubblica” insiste. Sotto il titolone “Pechino dice la verità?”,
un servizio per smontare tutti i dubbi che sono stati sollevati sule
responsabilità cinesi nella pandemia. Un vero e proprio servizio.
La
Cina ha ragione, la Cina è bella-e-buona-e-brava, la Cina è meglio di noi, tempo
di iperboli. Gratuite, cioè sciocche? Tanto più che la Cina potrebbe aver già
dichiarato finita l’epoca felice di Xi Jinpg, e liquidarlo presto. In Cina si
liquidano ancora i politici.
Negli
Stati Uniti l’indagine sull’origine del virus in Cina viene affidata ai servizi
segreti militari. Trump o non Trump, un segno certo della decadenza americana –
della democrazia se non della potenza, quella ben salda, finanziaria e militare.
Che i servizi segreti, Cia, Fbi, Nsa, siano inaffidabili, cioè traditori. La
conferma che hanno lavorato contro
gli Stati Uniti. Camuffandosi dietro un dossier commissionato, per molti soldi,
a un ex agente inglese, il famoso Russiagate.
Nella
versione più benevola il Russiagate è una sconfitta dei servizi segreti americani,
che, benché miliardari, non hanno saputo prevenire le interferenze. Ma, a questo
punto, è di fatto un’invenzione americana, dei servizi segreti americani,
contro l’America. Con l’obiettivo di avere più fondi e più brache di ricerca,
ma senza scrupoli e con l’effetto di indebolire (scoraggiare) la democrazia.
“L’americanizzazione del sistema sanitario italiano
ha una responsabilità nella disastrosa epidemia di coronavirus nel paese” -
“The Nation”. Questo è vero, è verissimo. Ma finora non si è letto in italiano.
Mentana
dice Conte un Chàvez all’amatriciana. Uno che, a reti tv unificate, come nei
momenti di calamità, e di unità nazionale, le sfrutta per attacchi di partito,
e anzi personali. L’immagine non è sbagliata. Ma Mentana dimentica l’essenziale.
Che anche i media italiani, tv e giornali, si sono comportati come in Venezuela:
nessuna critica, a parte Mentana.
“XI
Jinping in prima linea accanto al popolo cinese nella lotta contro il
coronavirus”: ci pensa Pechino con quattro laute pagine di pubblicità sul “Sole
24 Ore” a ricordare al mondo che la Cina è comunista. Lo stile Radio Tirana o
Radio Praga si reitera nei testi che riempiono le pagine. Che si direbbero un
cimelio, un’anticaglia. Non fosse che la Cina è il paradiso per gli italiani.
Specie per gli industriali dal guadagno facile: la nuova fontiera, un eldorado.
“I
miei amici qui a Harvard definiscono l’Europa «the sinking museum», il museo che affonda. Usano questa espressione
da dieci anni”, dalla crisi del 2008. Lo dice al “Sole 24 re” un banchiere
d’affari, che nello stesso 2008 ha cambiato mestiere andando a insegnare a
Harvard: “La crisi del 2008 e la crisi del debito sovrano del 2012 hanno
mostrato la disunione politica, culturale ed economica dell’Unione Europea”.
È
la crisi dell’Europa di Angela Merkel, del “troppo poco troppo tardi” – della
lesina, o dell’interesse esclusivo della Germania. Ma questo non lo dice il professor
Roscini del “Sole 24 Ore” e non lo dice nessuno: l’Europa è entrata in coma da
sola? È vero che Merkel è protetta da un apparato di comunicazione di prim’ordine.
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