L’oscenità era nel Cinquecento poco significante,
si parlava come oggi con rivii a organi sessuali e offese dello stesso tipo - il
linguaggio che usava dire sboccato. Nicolò Franco era stato un giovane dabbene.
Primi studi a Benevento, dov’era nato, poi a Napoli, pregiato latinista. A 21
anni si trasferì a Venezia per accelerare il successo, e vi debuttò con un
plagio. Poi si fece segretario dell’Aretino. Dopo la lite, fu al servizio di vari
signori, a Casale Monferrato, Mantova, Cosenza e Napoli. Infine a Roma,
regnante Paolo IV, della famiglia napoletana Carafa. Per un anno o poco più fu
il beneficiario dei nipoti del papa, ma quando il papa morì, a Ferragosto del
1559, entrò a far parte di una congiura contro la sua memoria, e contro la vita
dei suoi nipoti, che furono giustiziati, scrivendo un libello infamante, di
prove inventate. Per questo nel 1570 sarà a sua volta fatto processare da papa
Pio V, e impiccare. Ma la tentazione ce l’aveva già qui, nel sonetto, caudato, più fortunato, il n. 80: “Buggera il papa, e
tutti i suoi prelati,\ con ogni altra persona religiosa:\ or dunque il
buggerare non è cosa\ che annoverar si possa tra peccati”.
La pornografia è decretata oscena nell’Ottocento, l’epoca che l’Orlando di Virginia Woolf trovò delle “tendine
alle finestre”. Prima se ne faceva come di ogni altro genere letterario, sotto
e sopra il bancone. Perfino, come qui, in rigidi sonetti. Interpolati da versi di
Petrarca. Forse troppo esplicita e insistente, insignificante. Anche se la non
difficile rima, al singolare e al plurale, il prolisso rimatore limita ai soli sollazzo
e schiamazzo al singolare, e uguale al plurale, con pazzi e palazzi.
L’oscenità è materia consistente della poesia
in Italia, fino al secondo Ottocento – Ammirà, “La ceceide”, celebrerà la vulva.
Annalizzata a partire da Cecco Angiolieri, e soprattutto nel primo Cinquecento,
con Berni, Aretino, Vignale (“Arsiccio Architronato”), Grazzini (“Lasca”), Della
Casa probabilmente, Bino. Mentre contemporaneamente un buon numero di poetesse,
di professione cortigiane, Tullia d’Aragona, Veronica Gàmbara, Veronica Franco, Gaspara Stampa, Louise Labé, creava la dematerializzazione
dell’amore sensuale in un esasperato petrarchismo.
Nicolò Franco, La priapea
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