Ancora molti anni dopo, nel 1949, scrivendo a
Jaspers il 12 agosto, Heidegger si dirà digiuno di Goethe: “Devo riconoscere
che mi manca ancora un rapporto adeguato con Goethe. Una vera mancanza, una
delle tante”. Dye dimostra una conoscenza non casuale di Goethe già nel giovane
Heidegger. E poi nell’opera: “Il tema della «Cura» o «Sorge» è così ampio in Goethe come è fondamentale in
Heidegger”. C’è una “illuminante coincidenza nel vocabolario di Goethe e di
Heidegger su questo tema”. Con riflessi “su altri temi e concetti ai quali i
due attribuiscono significato speciale”:
sich ereignen, Augenblick, “ent-fernen (con e senza trattino), ent-sagen (anche questo con e senza
trattino)”. Ma specialmente su Dasein, “cui Heidegger arrivò solo dopo avere sperimentato prima
altre designazione della fatticità, quali «ein
Solches-Jetzt-Hier»”.
Nel semestre estivo del 1921, quindi due anni
prima del saggio di Burdach e sei prima della pubblicazione di “Tempo e Essere”,
Heidegger teneva lezione sulla “cura” negli scritti di sant’Agostino, che in tedesco non denominava ancora Sorge ma Bekümmerung,
preoccupazione: “Diventa Sorge nelle
lezioni del semestre invernale 18921-22, e diventa fondamentale in «Essere e
tempo», forse sotto l’influenza della riflessione sulla favola di Igino e sul
suo rifacimento in Goethe”.
Ellis Dye, Sorge
in Heidegger and in Goethe’s Faust, “Goethe Yearbook”,vol, 16, 1 gennaio
2009
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